Dopo Draghi, Bini Smaghi in pole. Spunta anche Siniscalco
Il nodo dovrebbe essere sciolto oggi. Con la comunicazione ufficiale firmata da Silvio Berlusconi e indirizzata al consiglio superiore della Banca d’Italia. La lettera, salvo sorprese, indicherà il nome del nuovo governatore. Il tira-e-molla sul successore di Mario Draghi (che ieri ha ricevuto il testimone dal francese Jean Claude Trichet per la guida della Banca centrale europea) va avanti da quattro mesi. E la rosa dei candidati si è allargata (troppo) fino a sette nomi. Nel gioco dei favoriti, ieri sembrava in vantaggio Lorenzo Bini Smaghi. Una opzione che consentirebbe al premier di risolvere il nodo diplomatico con Parigi, che punta ad avere un posto nel direttivo Bce, cioè quello occupato dall’economista fiorentino. Tuttavia su Bini Smaghi il Cavaliere potrebbe incassare il parere contrario del consiglio di Bankitalia. Che ieri, per bocca del membro anziano, Paolo Blasi, ha fatto sapere che non sarà semplice notaio del governo. Blasi ha rimarcato «la garanzia che il candidato può dare sull’autonomia della Banca o la sua esperienza nell’attività dell’istituto che oggi ha soprattutto compiti ispettivi sulle banche in un momento di grande turbolenza». Requisiti che non trovano riscontro nel curriculum di Bini Smaghi, che potrebbe andare a sbattere contro il «no »secco di palazzo Koch provocando le dimissioni in blocco di tutti i consiglieri e forse del direttorio. Di qui l’ipotesi che da palazzo Chigi arrivi una terna. Così, in serata, sono tornati a circolare con prepotenza i nomi di alti dirigenti interni. E in particolare quelli dei due vicedirettori generali, Ignazio Visco e Annamaria Tarantola. Mentre il dg, Fabrizio Saccomanni, in pole position per parecchie settimane e sponsorizzato dal premier, avrebbe perso un po’ terreno, restando il favorito. A penalizzare il numero due di Draghi, secondo fonti vicine al dossier, sarebbe stato il lungo duello con il dg del Tesoro, Vittorio Grilli, spinto dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Per altri motivi, poi, avrebbero ormai meno chance sia Domenico Siniscalco sia Giuliano Amato. Si cerca una soluzione che possa accontentare sia Berlusconi sia Tremonti. E che trovi il gradimento di Bankitalia. Resta in silenzio il Quirinale, cui spetta la firma finale dopo un iter tormentato che è finito nel tritacarne della politica. I due leader dell’opposizione, Pier Luigi Bersani (Pd) e Pier Ferdinando Casini (Udc) hanno chiesto al governo di «rispettare l’autonomia» dell’istituto centrale. Mentre l’ad di Intesa, Corrado Passera, ha osservato che sarebbe stata preferibile una «nomina veloce». Il tempo scade il 31 ottobre. Il giorno dopo Draghi va a Francoforte e scatta l’interim a Saccomanni. di Francesco De Dominicis