La Fiat chiude per un mese

Albina Perri

Natale difficile in casa Fiat. Le ultime notizia che arrivano da Torino non sono per niente serene, soprattutto per molti dipendenti. Da oggi chiudono per quasi un mese le fabbriche del gruppo e per 48mila lavoratori scatta la cassa integrazione. Il lavorò riprenderà normalmente dopo il 10 gennaio, ma lo stop così lungo non è quindi dovuto alle festività quanto alla crisi finanziaria che comincia a farsi sentire anche sul settore automobilistico italiano. Non si nasconde l’amministratore delegato Sergio Marchionne: “Il 2008 è stato un anno difficile. Quello che all’inizio era considerata come una crisi ristretta al settore finanziario e al mondo americano, non si è rivelata tale, ma è passata all’economia reale”. “Questa crisi – prosegue Marchionne – sta avendo un forte impatto sui prodotti durevoli e sta assumendo contorni, per le dimensioni e la velocità di contagio, mai visti prima”. Al punto che quello che “erano i punti fermi di tutta l’industria, non solo di quella dell’auto o dei trasporti, sono stati messi in discussione”. Un momentaccio che ha messo in crisi i metodi tradizionali con i quali sono stati condotti gli affari. A conti fatti, ha sottolineato Marchionne, “senza la crisi che si è manifestata negli ultimi sei mesi, il 2008 sarebbe stato per la Fiat non solo un anno record, il migliore della sua storia, ma addirittura straordinario”. Sul fronte sindacale, la Cgil mostra una maggiore preoccupazione per la sorte dei lavoratori: non sarebbero infatti 48mila i cassa integrati, ma il numero salirebbe addirittura a 59.000. Il sindacato ha fornito dati dettagliati: andranno in cassa integrazione 5.400 dipendenti di Mirafiori, 3.200 di Cassino, 1.480 di Termini Imerese, 5.600 di di Melfi, 5.300 di Pomigliano, 7.000 della Sevel, 5.100 dell'Iveco, 7.500 della powertrain, 1.800 della Fma di Pratola Serra, 11.000 della Magneti Marelli e della Ergom.