Un fondo privato da 20 miliardi di euro per salvare le banche

Paolo Franzoso

I grandi istituti bancari europei dovrebbero costituire “con contributi volontari” un “fondo di salvataggio” privato da 20 miliardi di euro per affrontare un’eventuale nuova crisi finanziaria. Lo propone dalle colonne del Financial Times un editoriale firmato Alessandro Profumo, amministratore delegato di Unicredit. Lo scopo del fondo sarebbe di fornire “specifiche garanzie per sostenere le banche in difficoltà nell’emissione di titoli garantiti”. In linguaggio più semplice, le grandi banche d’Europa dovrebbero accantonare una parte dei loro ingenti utili per finanziare il mercato bancario nei momenti di crisi, quando saltano i meccanismi e diventa difficile piazzare sul mercato anche i titoli più sicuri. Tramite il fondo, le obbligazioni emesse dagli istituti in difficoltà sarebbero assicurate permettendo alla banca con l’acqua alla gola di ottenere denaro contante dagli investitori da ripagare a termine. Il fondo interverrebbe solo nei casi in cui le banche, incapaci di mantenere i propri impegni, si rivelassero insolventi al momento della scadenza dei titoli. Il compito di controllare il sistema e svolgere correzioni tramite operazioni sulla liquidità spetta alle Banche nazionali, definite anche prestatori di ultima istanza proprio per il ruolo che ricoprono nel sostenere il mercato nei momenti di assenza o ingolfo de flussi finanziari. Nell’ultima crisi finanziaria, invece, la politica è dovuta intervenire in diversi casi con le proprie finanze per evitare fallimenti a catena. Alessandro Profumo tramite questo progetto vuole tutelare non solo il suo istituto (che subì un pesante attacco durante la crisi dell’autunno del 2008) ma il sistema in generale perché in un mondo finanziario altamente interconnesso il rischio di “effetto domino” non può essere mai sottovalutato. La sua proposta la ha già sottoposta ai suoi omologhi di Deutsche Bank e Santander e continuerà a promuoverla in Europa. Per garantire la sicurezza del sistema senza interventi pubblici, però, sempre secondo Profumo, occorrono altri due elementi: “Un sistema di regolazione e di supervisione che prevenga, per quanto possibile, le cause delle crisi sistemiche; e un regime bancario che eviti i salvataggi degli istituti da parte dei governi e garantisca sacrifici appropriati agli azionisti e ai creditori. Niente tassa – Profumo si schiera contro la paventata tassa sulle banche allo studio dell’Unione europea. “Sarebbe ingiusta per quelle banche che non hanno ricevuto nessun aiuto”, dice l’ad di Unicredit. E sotto l’aspetto pratico una gabella tale riguarderebbe “una grande quantità di risorse, dal 2 al 4% del Pil secondo le stime dell’Fm, che inevitabilmente colpirebbe la ripresa e la crescita”. Ue d’accordo – Apprezzata la proposta di Profumo dal commissario Ue al mercato interno, il francese Michel Barnier, secondo il quale però l’istituzione di questo fondo di salvataggio privato non esclude l’avvio di un "più ampio sistema a protezione dei risparmiatori". Il commissario ha spiegato quest’oggi che i risparmiatori “non devono perdere nemmeno un euro o tutt’al più subire perdite minime dal crack di una banca”. Al vaglio c’è un pacchetto di misure per tutelare i privati di fronte ai casi di insolvenza di compagnie assicurative, con l’introduzione di tempi più rapidi per i rimborsi (7 giorni) e l’innalzamento a 100 mila euro del livello minimo di garanzia.