Un 2024 nero

Stellantis, i ricavi crollano del 70%. Elkann si aggrappa a Trump

Benedetta Vitetta

Un 2024 da dimenticare per il colosso dell’automotive mondiale Stellantis che negli ultimi dodici mesi ha visto le vendite calare del 12%, i ricavi ridursi del 17% a 156,9 miliardi, ma soprattutto i profitti scendere di ben il 70% a 5,5 miliardi. In più il flusso di cassa è stato negativo per 6 miliardi di euro, mentre è più che dimezzato anche il dividendo passato dagli 1,55 euro ad azione dell’anno passato allo 0,68 euro di quest’anno. Insomma, anche gli azionisti quest’anno, visti i numeri, non festeggeranno granchè.

«È stato un 2024 di forti contrasti per l’azienda, con risultati al di sotto del nostro potenziale. Non è stato un esercizio di cui siamo orgogliosi, ma guardando avanti, Stellantis è fermamente intenzionata a guadagnare quote di mercato e migliorare le performance finanziarie nel 2025» ha annunciato ieri il presidente di Stellantis, John Elkann, durante la conference call a commento dei risultati 2024. «Le nostre priorità sono crescita, redditività e fiducia, vogliamo che i profitti crescano e che poi si trasformino anche in cash» ha sottolineato il manager precisando che negli ultimi 90 giorni «Stellantis si è concentrata sul lancio di nuovi prodotti, ad esempio la Grande Panda in Europa, e sul riguadagnare la fiducia di stakeholder e clienti, e che la società sta anche lavorando» alacremente «con sindacati e rappresentanti dei governi perché per crescere serve lavorare insieme». Insomma per ripartire Elkann si affida sia alle sigle sindacali - quelle italiane ieri, dati alla mano, hanno espresso massima preoccupazione per lo stato degli stabilimenti a cui servono più investimenti, nuovi modelli e magari scommettere sull’ibrido per evitare che accada il peggio - sia alla politica.

In particolare non è certo passato inosservato il fatto che il presidente Elkann che abbia citato il neo presidente americano, Donald Trump e gli forti investimenti che ha già prontamente annunciato subito dopo il giorno del suo giuramento. D’altronde il mercato a stelle e strisce è quello più danaroso per il colosso dell’automotive franco-italiano e da qui i vertici di Stellantis devono trarre il meglio. Da qui, quindi, serve ripartire per seguire una rotta che riporti il marchio Stellantis in cima alle classifiche di vendite rialzando così la redditività del gruppo.

«Abbiamo sostenuto con forza la politica del presidente Trump che punta a promuovere l’industria manifatturiera americana. Nelle prime 100 ore della nuova amministrazione abbiamo annunciato ingenti investimenti negli Usa» ha dichiarato ieri Elkann. Due restano, però, le questioni dirimenti sia al di qua che al di là dell’Atlantico. La prima è, senza dubbio, quella dei dazi voluti dal presidente Trump. «Stiamo valutando diversi scenari, ma è ancora presto per dire quale si realizzerà» ha precisato il presidente di Stellantis e «quali effetti ci potrebbero essere per il gruppo. Noi comunque siamo pronti».

Al di qua dell’Oceano, si gioca invece la partita sulle norme legate alle emissioni, tema fondamentale del Dialogo strategico sul settore automobilistico, ora in corso, in quel di Bruxelles. Norme, ha detto il presidente di Stellantis, «dure e contradditorie», attorno alle quali «stiamo discutendo approfonditamente con la Commissione Ue per capire quale sarà la direzione da seguire per quanto riguarda il 2035 e oltre». Un punto di vista del tutto in linea con quanto ha dichiarato anche il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture nonchè vicepremier, Matteo Salvini. «Quelli di Stellantis sono dati drammatici» ha commentato Salvini puntando subito il dito contro l’Europa. «Non occorreva uno scienziato» ha poi attaccato il leader della Lega, «per capire che il suicidio imposto da Bruxelles nel nome dell0auto elettrica avrebbe avuto morti e feriti tra gli operai, tra gli ingegneri, ma non tra i politici». Archiviato il 2024, Elkann già è in pista per il 2025, anno in cui ha deciso di puntare tutto sugli elementi di forza, ossia sul lancio di 10 nuovi prodotti, di «nuove piattaforme e modelli multi-energy» e sulla «produzione di batterie per veicoli elettrici attraverso le nostre joint venture» oltre che all’operatività della importante «partnership siglata con la cinese Leapmotor International, dando spazio pure all’AI che è al centro della trasformazione digitale di Stellantis». Fondamentale, infine, sarà la scelta del nuovo ad - dopo l’addio di Tavares -il cui processo di nomina si concluderà entro la prima metà dell’anno «Abbiamo eccellenti candidati, sia esterni sia interni» ha concluso Elkann, «e le conversazioni che stiamo avendo sono molto incoraggianti per noi, per avere il miglior ceo possibile». Intanto, ieri Exor, la holing finanziaria degli eredi Agnelli, ha venduto il 4% di Ferrari e dall'operazione incasserà un assegno di 3 miliardi che, in parte, saranno usati per una nuova significativa acquisizione. Ieri, a Piazza Affari, Stellantis ha perso il 4,05%.