L'editoriale di Mario Sechi

Un caso diplomatico nel risiko bancario

Mario Sechi

Donald Trump si sta muovendo con impressionante rapidità. Gli Stati Uniti giocano la partita guardando alla Cina (commercio, manifattura e nuove tecnologie), alla Russia (energia e sicurezza in Europa) e all’Iran (nucleare e terrorismo). L’Europa non tocca palla e i rischi di tenuta dell’Unione sono elevati. Una nazione come l’Italia, con un’economia trasformatrice, un alto debito pubblico e un ricco risparmio privato, deve difendersi dal rischio geopolitico e, soprattutto in questa fase, non può perdere la sovranità finanziaria, lasciare i risparmi degli italiani nelle mani di raider che non conoscono l’interesse nazionale.

Nel giro di pochi giorni abbiamo visto i conti di Monte dei Paschi, Mediobanca, Unicredit e Banca Popolare di Milano, quattro pezzi importanti della scacchiera. I bilanci sono ottimi, ma queste banche (e banchieri) per chi giocano? Mediobanca si considera anacronisticamente il “salotto” della finanza, ma di Enrico Cuccia ci sono solo le foto (e lo storico ufficio), non le idee; il Monte dei Paschi è una banca risanata e rilanciata che punta a crescere con l’acquisizione di una “fabbrica” di prodotti finanziari (quella di Mediobanca); Banca Popolare di Milano ha una posizione strategica nel Nord e nel mondo delle imprese, un piano per innovare e continuare a fare il mestiere della banca sul territorio. In questo scenario, Unicredit si muove come un velociraptor dall’appetito instabile, con un comitato esecutivo con 8 membri stranieri su 13, la banca guidata da Andrea Orcel ha tre mosse da chiarire: il tentativo di scalata di Commerzbank in Germania, l’offerta su Banca popolare di Milano, l’acquisto-lampo di una quota importante di azioni Generali, così rapido da sembrare un pacchetto per uno scambio a orologeria.

En passant, Generali ha un piano per costituire una società con i francesi di Natixis, in un consiglio senza italiani. Nella partita emerge un caso di distrazione diplomatica: mentre Trump cerca di aprire un negoziato con Putin perla la fine della guerra in Ucraina, l’Italia viene attaccata dal ministro degli Esteri di Mosca, Serghei Lavrov: «Non può avere un ruolo nel processo di pace». In questo scenario, Unicredit fa utili in Russia e lancia un’offensiva per controllare la Banca Popolare di Milano che ha un ruolo chiave dove l’Italia produce e esporta. Orcel ha i soldi, ma gli manca tutto quello che conta: l’interesse nazionale e quello internazionale.