Supermercato: marche, etichetta e offerte, 7 regole per evitare fregature
Fare la spesa consapevole, mettendo nel carrello quello che si desidera acquistare, non è roba da poco. Anzi resta molto difficile, ma la maggior parte dei consumatori non ne è consapevole. Ecco una breve guida con le sette regole d’oro del Casalingo di Voghera per non sbagliare.
1) Marca. Non è detto che i prodotti di una marca italiana siano origine Italia. Il caso classico è quello dell’olio extravergine. Almeno una bottiglia su due contiene olio importato. E la provenienza della materia prima è indicata sull’etichetta anteriore. Leggetela.
2) Etichetta. Non date mai nulla per scontato e tenete conto che le informazioni decisive per la vendita di un prodotto sono quelle che il produttore indica con maggior risalto. Se ad esempio in etichetta non compare l’origine oppure si fatica a capire quale sia la denominazione di vendita, vuol dire che il produttore non ci tiene a comunicarli. E se queste informazioni mancano è perché le norme Ue consentono di ometterle.
3) Norme Ue controintuitive. Il sistema di etichettatura deriva da una stratificazione di norme e regolamenti europei ed è controintuitivo. Spesso cozza contro la logica comune. Bisogna sempre sforzarsi di decodificare le informazioni che compaiono in etichetta. Quando non sono chiare è bene approfondirle, anche se purtroppo mancano le fonti ufficiali, a disposizione dei consumatori, a cui far riferimento nei casi dubbi.
4) Origine Ue e non-Ue: è il caso classico di etichetta reticente prevista da Bruxelles. Il produttore dichiara in pratica che il cibo etichettato così proviene dal pianeta Terra e non da Marte, Giove o Saturno. La superficie dalla Ue, sommata a quella dei Paesi extraeuropei, equivale infatti all’intera superficie terrestre.
In pratica equivale a scrivere: “Origine pianeta Terra”.
5) Social inaffidabili. Non fidatevi mai delle informazioni che rimbalzano sui social media. Tranne pochissimi casi sono totalmente inaffidabili. È più facile imbattersi in bufale clamorose, presentate però in maniera credibile da siti e portali ben fatti. Il caso più clamoroso, che ha tenuto banco per anni, è quello dei cinque, presunti, “veleni bianchi” che tali non sono: farina raffinata, latte, zucchero raffinato, riso bianco, sale. Basta fare una ricerca su un qualunque browser e si trovano migliaia di siti che descrivono con dovizia di particolari come e perché ci si avvelena con questi cinque nutrienti. Naturalmente è tutto falso ma queste fake news sono presentate così bene da sembrare credibili.
6) Mercati opachi. Vi sono alcuni mercati al consumo totalmente opachi, in cui è quasi impossibile capire cosa si sta mettendo nel carrello. È il caso ad esempio del riso.
In forza del Decreto legislativo 131 del 2017 tutti i pacchi di riso etichettati con il nome delle varietà tradizionale non ne contengono nemmeno un chicco. Ad esempio i risi etichettati soltanto come Carnaroli, Arborio, Roma, Sant’Andrea, Baldo, contengono i similari, vale a dire varietà che hanno il chicco di forma e dimensione simile a quello delle varietà autentiche. Il Carnaroli puro è quello venduto con la denominazione “Carnaroli Classico”, oppure quello prodotto dalle aziende dei due consorzi, il riso di Baraggia Biellese e Vercellese Dop e il riso del Delta del Po Igp. Sul tema sto scrivendo un libro.
7) Attenti alle offerte. Verificate sempre che il prezzo scontato sia davvero il più basso di tutto il punto vendita, se siete alla ricerca del risparmio. Non è infrequente imbattersi in referenze proposte in espositori lontane dallo scaffale di pertinenza, con sconti anche del 30 o 40 per cento, ma con un prezzo finale superiore ad altri prodotti della stessa categoria. Anche in questo caso non bisogna mai dare nulla per scontato. E comunque, accertate sempre che lo sconto sia stato regolarmente applicato verificando attentamente lo scontrino.