Allarme rosso
Stellantis, vendite a picco: -24,6% a novembre, l'ultimo "guizzo" di Tavares
Il crollo non si ferma. Stellantis continua a perdere terreno in Italia. A novembre l’ex Fca ha registrato 30.893 immatricolazioni, con un calo del 24,9% rispetto allo stesso mese del 2023, ma ha conservato la sua quota di mercato del 24,9%. Nei primi undici mesi del 2024, le immatricolazioni complessive del gruppo italo-francese sono arrivate a 429.439 unità, con una quota di mercato del 29,6%. Tra i modelli più venduti, la Fiat Panda continua a mantenersi in prima posizione con 6.687 unità.
Al terzo posto si trova la Jeep Avenger (3.829 unità), seguito dalla Citroen C3 (3.588). Ma non va meglio al resto del mercato italiano. Gli ultimi dati, diffusi dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, segnalano che a novembre le immatricolazioni di veicoli sono calate del 10,82 per cento. Si tratta di 124.251 autovetture vendute, rispetto alle 139.319 dello stesso mese dell’anno precedente. Numeri che vanno letti nell’ambito di un quadro più ampio di rallentamento delle vendite nel mercato delle auto, tanto che pure quello dell’usato è salito di appena lo 0,17%. Per quanto riguarda le auto elettriche, il mercato ha registrato l’ennesimo tracollo, con solo 6.601 vetture full electric immatricolate, in calo del 17,1% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
Le vendite complessive di auto elettriche nei primi undici mesi del 2024 sono rimaste sostanzialmente stabili rispetto al 2023 (-0,6%), con 59.126 unità vendute, pari a una quota di mercato del 4,1%. Al 30 novembre il parco circolante elettrico è di appena 272.105 veicoli con una quota di mercato del 3,9%. La causa del rallentamento sembra essere legata a fattori economici e politici, come osserva Francesco Naso, segretario generale di Motus-E. Secondo Naso, sul mercato italiano si riflette il clima di incertezza che caratterizza il quadro normativo e il dibattito pubblico sulle prospettive del settore.
Ne fa le spese anche Tesla: il gigante dell’auto elettrica ha visto una riduzione drammatica delle immatricolazioni in Italia. A novembre le vendite sono crollate del 70,2%, con sole 808 vetture vendute. Da inizio anno, il calo è stato dell’8,7%. Ovviamente, la crisi dell’auto riguarda tutta Europa. In particolare in Germania, dove negli stabilimenti Volkswagen i lavoratori sono in sciopero per protestare contro le modifiche ai contratti di lavoro e le paventate chiusure di almeno tre fabbriche. Chiusure che avrebbero come effetto il licenziamento di circa 15mila dipendenti. Lo sciopero ha coinvolto nove stabilimenti della Volkswagen. I sindacati, in particolare Ig Metall, sono sul piede di guerra: il capo negoziatore delle sigle, Thorsten Gröger, ha avvertito che, se necessario, questa potrebbe diventare «la disputa salariale più dura mai vista alla Volkswagen». Il sindacato e il consiglio di fabbrica si sono opposti fermamente alla decisione dell’azienda di chiudere impianti, licenziare e ridurre i salari, e hanno proposto un piano alternativo per il futuro del gruppo tedesco, ricevendo il netto rifiuto da parte del management.