Questione di priorità

L'economia tiene ma l'industria deve ripartire

Bruno Villois

Il dato RTT index il Real Time Turnover Index, che è un indicatore che traccia la dinamica del volume di attività economica in Italia, basato sui dati di fatturazione elettronica delle imprese, è da considerarsi in buona ripresa in ottobre, in particolare nel nord ovest.mentre è di di tutt’altra tendenza quello sulla produzione industriale di novembre che evidenzia un netto peggioramento delle aspettative, con quasi il 50% dei selezionati che prevede una contrazione dell’attività industriale rispetto al mese precedente. Non è un caso che a fare la differenza tra positivo e negativo , con il primo che è in crescita per i servizi, a loro volta sempre più rilevanti per la formazione del PIL, mentre il secondo è legato all’industria che prosegue da 21 mesi nel suo peggioramento, con segno meno complessivo che sfiora l’8%.

La situazione che emerge dagli ultimi indicatori porta a pensare ad una conversione della nostra economia da trazione industriale a turistica, con tutte le conseguenze che ne derivano per l’intero sistema socio-economico, a cominciare dalla possibilità che venga compromessa l’importanza del ruolo dell’export, essendo basato sul manifatturiero. Un secondo rischio riguarda l’occupazione dei servizi che è essenzialmente relativa al commercio, ristorazione e affini e ricettivo alberghiero. Il commercio, in tutte le sue ampissime declinazioni, soffre delle conseguenze dell’inflazione di cui è stato prima uno degli artefici con la corsa ai prezzi, stesse considerazioni si possono fare per ristorazione e annessi, mentre il ricettivo alberghiero, ad esclusione dei 4 e 5 stelle, è sempre piu alle prese con la concorrenza sleale degli affitti turistici brevi e rischia un ko se non si fissano regole per i privati che locano ai turisti.

 

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Diventa quindi essenziale vagliare la problematica industriale, la quale è in continua decrescita per interi comparti, come quello dell’automotive che è in una crisi senza ritorno e quello del abbigliamento che ci sta finendo dentro, mentre il terzo pilastro della nostra economia, costruzioni-edilizia, che dopo la sbornia del 110 appare, Milano a parte, in una fase di domanda striminzita. In questo scenario in cui il perimetro e i contorni sono ancora tutti da scrivere, si inseriscono altre componenti rilevanti, tra cui spicca quella del caro prezzi di vari settori in costante aggiornamento verso l’alto, al quale si abbina un costo del denaro che, nonostante le due riduzioni dei tassi applicate dalla BCE per lo 0,75% scende troppo lentamente.

Il Governo si sta muovendo verso le fasce più deboli, corretto e positivo che lo faccia, ma servirebbe una netta presa di posizione sulla politica industriale in un orizzonte temporale a 10/15 anni, nella quale stabilire priorità di indirizzo, tenendo conto delle difficoltà industriali e delle carenze per rendere l’Italia un paese a trazione turistica, specificando la capacità, di raccogliere risorse finanziarie da destinarvi o detrazioni fiscali da mettere in atto, spingendo sul mantenimento della manifattura come elemento portante e parimenti migliorando le carenze di logistica e trasporti per gli spostamenti verso tanti territori oggi marginalmente sfiorati dal turismo. Per l’uno e per l’altro servono decisioni rapide e coinvolgimento delle rappresentanze datoriali, sia con il conferimento di mezzi finanziari, sia per le ricadute sociali in termini di occupazione.