Panino e listino
Borsa, sui mercati vince solo il made in America
«Comprare e vendere beni finanziari come le azioni per trarre profitto dalle variazioni di prezzo, usando strategie che vanno dal breve al lungo termine»: se chiedo all'intelligenza artificiale il significato di “trade” questa è la risposta. Memori degli errori del novembre 2016, investitori, trader, gestori e media si erano convinti dell’efficacia di una correlazione: se vince Trump si va su, sarà bull market. E Trump ha vinto, ed ecco il Trump trade. L’operazione che come da definizione realizza il profitto, ma è un’operazione di breve o lungo termine? Lo chiedo perché Trump deve ancora insediarsi alla Casa Bianca e ci starà per 4 anni con i primi 2 in cui avrà pieni poteri e darà sfogo alle sue più perverse fantasie finanziarie.
Il Trump Trade è cominciato ma non si sa quanto durerà e soprattutto chi saranno i vincitori. Secondo le anticipazioni che qui avevamo riportato, i favoriti dovevano essere: azioni bancarie, petrolifere, bitcoin, dollaro e tutte le borse. E in effetti mercoledì 6 inizialmente le previsioni sono state rispettate. Con il passare delle ore però l'efficacia di questo trade come miracolo del guadagno facile, ha iniziato a perdere potere diventando selettivo. Saliva tutto, ma solo se aveva il marchio “made in Usa”, e se proprio vogliamo essere pignoli, saliva tutto quello che aveva il marchio della “galassia Trump”, bitcoin e Tesla in cima alla bull parade.
Gli investitori hanno cominciato a ragionare sul piano di Trump sintetizzato nel taglio delle tasse che comporterà un aumento di deficit e debito. Tra i settori sfavoriti si segnalava il Treasury, il rischio è il surriscaldamento economico, ma anche la competitività, perché per invogliare gli investitori a sottoscrivere il debito Usa si dovranno offrire rendimenti vantaggiosi. E poi ci sono i dazi. Ma per riuscire in tutto questo Trump dovrà mantenere il dollaro forte, uno svantaggio per i Paesi indebitati nel biglietto verde, e per l’Europa il rischio di imbarcare inflazione. «Il dollaro è la nostra moneta e un vostro problema» disse nel 1971 il segretario al Tesoro Connally, un frase che tornerà d’attualità. Anche questo è Trump Trade.
BITCOIN: vincitore assoluto del Trump Trade e come ogni qualvolta si superano cifre tonde torna il timore della bolla. Ma voi lo sapete che il prezzo di questo asset è dato dal rapport tra bitcoin e dollaro? Uno strumento ancora senza debito, contro uno strumento che sarà sempre più pieno di debito.
DAX: Dax kaputt! Il segnale ribassista del 6/11 è inequivocabile, anche questo è Trump Trade.
MPS: considerando che al Mef abbiamo dei gran geni del trading, il collocamento di Mps mi fa pensare che sui bancari sia iniziato un downtrend.
In sintesi: si va giù.
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