Panino e listino

Usa, Wall Street viaggia senza Casa Bianca

Buddy Fox

Ogni quattro anni c’è un momento in cui il mondo deve trattenere il fiato. Il martedì dopo il primo lunedì di novembre di ogni anno bisestile gli Usa vanno al voto, e per tutti è come fosse la finale della Coppa del Mondo. L’incertezza diventa padrona e per i mercati l’ambiente si fa ostile, e ogni volta si deve assistere alla liturgia dei pronostici su chi vincerà e alla previsione su quale sarà la direzione dei mercati una volta annunciato il vincitore perché il Presidente Usa è il market mover globale. Un pensiero spesso smentito per questo viene spontaneo chiedersi: la politica influenza i mercati? A questa domanda provò a rispondere Intermonte con uno studio di qualche anno fa dal titolo “La Borsa torna a fare i conti con la politica” in cui ricorda che negli anni ’90 gli investitori dedicavano particolare attenzione alla politica, soprattutto a quella italiana a tal punto che alle nostre azioni veniva applicato uno sconto per il rischio causato dall’instabilità dei governi. Oggi quella pericolosa variabile instabilità sembra essere Trump.

Lo fa intendere Antonio Dipollina nel suo editoriale di commento ai documentari sul candidato presidente dicendo che Bezos attraverso il WP ha cambiato linea per «pararsi il fatturato». Grande stima per Dipollina ma l’analisi fa sorridere, viviamo da anni nell’era del Ceo capitalism (copyright Riccardo Ruggeri) in cui è la Silicon Valley a dettare le regole a Washington e non il contrario. Follow the money.

 

 

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Senza andar troppo indietro nel tempo la prova l’abbiamo avuta nel 2016, dove con la Brexit, le elezioni Usa e il referendum Renzi, la politica era assoluta protagonista, ma nonostante i timori verso l’incognita di Trump I, dopo un iniziale sbandamento, le borse decisero di prendere la via del rialzo con un rally di Natale di antica memoria. I mercati non prendono le decisioni sulle notizie, ma le notizie sono una scusa per accelerare delle tendenze già preparate precedentemente.

Lo studio di Intermonte si conclude suggerendo un cambio d’approccio sui mercati, gli eventi inaspettati causeranno continue impennate di volatilità per questo saranno necessarie strategie più ponderate. Nonostante le incognite non mi sottraggo alla mia previsione, nel 2016 scrissi «vince Clinton o vince Trump, Wall Street salirà», oggi penso che se vincerà Trump WS rimbalzerà per poi scendere, se vincerà Kamala si scenderà subito e se sarà pareggio si troverà la scusa per vendere. Florida 2000 è un ricordo che sta tornando di moda.

 

 

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BITCOIN: è il “Trump trade”? Non lo so, so solo che il Bitcoin sta cercando la scusa per un nuovo rally in un Mega Trend.
ARGENTO: chiunque sia il vincitore il debito è destinato a salire e un taglio di rating inevitabile, per questo scelgo sempre argento, non come “Trump trade” ma come “Win trade”.
SUPERMICROCOMPUTER: sapete qual è l’ingrediente importante in un rialzo? La Fiducia, se manca il rialzo finisce, se c'è sfiducia si cade. Su SMCI vi avevo avvisato ancora quest’estate.