Soldi, soldi

Occupazione in crescita, i numeri smentiscono le menzogne progressiste

Sandro Iacometti

Più entrate per lo Stato, più soldi in tasca alle famiglie per sostenere la domanda e più contributi previdenziali per tenere in equilibrio il sistema pensionistico. Dopo mesi e mesi di record quasi non ci si fa più caso. Ma i numeri straordinariamente positivi che l’Inps continua a snocciolare ogni 30 giorni sono il perno intorno a cui ruota la capacità del Paese di restare in salute. Per carità, le opposizioni incapaci anche di fronte all’evidenza di tifare Italia continuano a parlare di lavoro povero, ci spiegano che le ore lavorate sono calate, che c’è il part time involontario e che, malgrado i successi, l’Italia è ancora in fondo alle classifiche europee.

Resta il fatto, in barba a gufi e rosiconi, che numeri così non si vedevano da decenni. Il grafico degli occupati e quello del tasso di disoccupazione ad agosto seguono due traiettorie opposte e lineari, senza scossoni: gli occupati sono 45mila in più (+0,2%), a quota 24 milioni e 80mila unità (il 62,3% del totale), record storico, mentre il tasso di disoccupazione cala di 0,2 punti al 6,2%, ai minimi da settembre 2007. Se si allarga lo sguardo all’ultimo anno, l’incremento degli italiani con un impiego è di quasi 500mila lavoratori (494mila unità: +516mila dipendenti permanenti, +123mila autonomi e -144mila dipendenti a termine). E se andiamo ancora più indietro, a prima della pandemia, il balzo arriva fino al milione di posti.

Ma il vero record di ieri è un altro. Dopo il precariato (siamo ai minimi storici con 2,8 milioni di dipendenti a termine) e il lavoro delle donne (la disoccupazione femminile è scesa al 6,6%), un altro cavallo di battaglia delle opposizioni inizia a traballare.

Già, perché malgrado gli allarmi di sinistra e sindacati, anche i giovani che trovano lavoro sono sempre di più. Per gli italiani sotto i 24 anni, infatti, il tasso di disoccupazione è calato di 1,7 punti, portando il valore al 18,3%. Il quale, udite udite, rappresenta il livello più basso da quando è iniziata la serie Istat, ovvero il 2004.

Tutto a gonfie vele, dunque? Macché. Anche l’Adapt fondata da Michele Tiraboschi, con una storia importante al fianco di Maurizio Sacconi e Marco Biagi, si unisce al fronte dei pignoli. «Il dato in sé è positivo ammette Francesco Seghezzi, attuale presidente Adapt - ma non dobbiamo dimenticare che il tasso di occupazione in Italia resta all'ultimo posto in Europa, mentre siamo al secondo posto per tasso di inattività».

E quindi? Sarebbe stato meglio non avere il record degli occupati, il minimo storico dei precari e dei giovani senza lavoro e il massimo dell’occupazione a tempo indeterminato (su oltre 1,9 milioni di occupati in più dal minimo di gennaio 2021, 1,6 milioni sono registrati da questa tipologia)? O forse dobbiamo sperare che Stellantis chiuda qualche stabilimento e mandi tutti a casa?

Oddio, tutte le opinioni sono valide. C’è chi, però, come Confcommercio, sembra meno schizzinoso. «Il permanere, anche ad agosto, di dinamiche positive nel mercato del lavoro è un ulteriore elemento che porta a guardare con un certo ottimismo all'ultima parte del 2024», commentano dall’associazione. Anche se, avvertono, «è necessario che i maggiori redditi dovuti alla crescita dell'occupazione e alle migliori condizioni salariali conseguenti agli importanti rinnovi contrattuali di recente attivati, si trasformino in maggiori consumi». Ma questo permanere rafforza anche le recenti affermazioni del presidente dell’Inps Gabriele Fava sull’aumento degli occupati come fattore di equilibro dei conti previdenziali. Posizione ribadita anche ieri: «Se vogliamo arrivare a un sistema pensionistico sostenibile non c'è altra ricetta che l'occupazione».

Quanto al confronto con l’Europa, è vero fino a un certo punto che siamo in fondo alla classifica. Forse lo è sul tasso di occupazione. Ma secondo Eurostat ad agosto la disoccupazione dell'area dell'euro è rimasta stabile al 6,4%, superiore al 6,2% dell'Italia. Forse dovremmo semplicemente smetterla di vedere sempre il bicchiere mezzo vuoto.