Dietrofront

Banche, Unicredit piega la Germania: una vittoria italiana

Michele Zaccardi

«Non c’è una ulteriore riflessione per evitare qualcosa e questo dipende adesso dagli attori del mercato dei capitali». È un portavoce del governo tedesco a fare chiarezza sull’affaire Unicredit-Commerzbank, dopo le parole di pochi giorni fa dal cancelliere Scholz, che aveva detto che «attacchi ostili non sono qualcosa di positivo». «È una banca importante per l’economia tedesca, che persegue una strategia di indipendenza» ha aggiunto il portavoce. «Per questo motivo il cancelliere e il ministro delle finanze si sono espressi in modo molto chiaro» ha detto riferendosi anche alle dichiarazioni di Christian Lindner («Il comportamento di UniCredit ci ha sorpreso, ha sollevato domande e non ha rafforzato la nostra fiducia» nell’istituto milanese). Per Berlino, infatti, la banca guidata da Andrea Orcel ha acquistato le azioni di Commerzbank, salendo prima al 9% (4,5% tramite mercato e un altro 4,5% ceduto dall’esecutivo) e poi al 21% «senza metterne a parte il governo tedesco».

«Questo è un suo buon diritto» ha spiegato il portavoce, «ma anche il governo federale ha diritto a prendere posizione, in quanto detentore di una quota» pari al 12%.
Contro le barricate alzate da Berlino si è espresso il presidente del Partito popolare europeo, Manfred Weber. «Mi ha sorpreso il fatto che il governo tedesco non fosse pienamente consapevole di ciò che sarebbe accaduto quando ha deciso di vendere le azioni sul mercato. Non puoi vendere e poi lamentarti. Questa è cattiva gestione ed è quello che vediamo a Berlino. In ogni caso è una questione di mercato, non politica» ha dichiarato Weber in un’intervista con il direttore dell’Agi.

 

E mentre il segretario di Stato alle Finanze, Florian Toncar, ha ribadito di voler «rispettare l’indipendenza di Commerzbank», Orcel, a un evento organizzato da Bank of America, ha delineato i possibili scenari. Con un punto fermo: «Qualsiasi strada abbiamo davanti richiede di continuare il dialogo». E dunque confrontarsi con tutti, «Berlino, gli investitori e gli stakeholder» su Commerzbank, «dove abbiamo 3,5 miliardi investiti». «Al momento quello nell’istituto è un investimento e nient’altro: siamo un grande azionista» ha detto l’amministratore delegato di UniCredit. Orcel ha poi spiegato le tre alternative che si profilano nei prossimi mesi: «Mantenere, aumentare o vendere la quota».

Di sicuro, per ora, c’è che UniCredit non intende entrare nel cda della banca. «Siamo un investitore e non credo che di solito gli investitori occupino posti nel Consiglio di amministrazione» ha sottolineato Orcel. Ma ad essere favorevoli a un’aggregazione tra le due banche sono anche sei componenti del consiglio direttivo della Bce. Come riporta Reuters, i membri del board hanno espresso «frustrazione» per l’ostilità della Germania. Certo, Francoforte, a parte ribadire l’importanza di procedere verso l’Unione bancaria anche attraverso fusioni transfrontaliere, può fare poco per influenzare il dossier. Allo studio della Bce c’è poi la richiesta di autorizzazione da parte di UniCredit di salire fino al 29,9% del capitale di Commerzbank.

 

Intanto ieri dalla partita si è sfilata Deutsche Bank, il principale contendente dell’istituto di credito italiano. «Penso che abbiamo ancora del lavoro da fare prima di essere davvero pronti a partecipare al consolidamento» ha detto il direttore finanziario, James von Moltke. Del resto, come riportava ieri il quotidiano tedesco Faz, UniCredit è molto più solida dal punto di vista patrimoniale sia di Deutsche Bank sia di Commerzbank. E macina molti più profitti. Orcel ieri ha annunciato che l’utile netto della banca quest’anno potrebbe superare i 9 miliardi di euro, in crescita dagli 8,6 miliardi del 2023. A Piazza Affari, UniCredit ha chiuso in rialzo dell’1,64%.