Timori per il pecorino

Peste suina? Ora arriva la lingua blu: gli allevatori italiani in ginocchio

Attilio Barbieri

Dopo la peste suina nella filiera agroalimentare italiana scoppia una nuova emergenza: quella della lingua blu. E scatta l’emergenza peri formaggi che si fanno con latte ovino. A cominciare dal pecorino. A lanciare l’allarme è la Coldiretti. I focolai di lingua blu sono già centinaia con migliaia di animali morti a causa della malattia che sta dilagando in Sardegna, Piemonte, Lombardia e Calabria ma anche in altre aree del Paese, rendendo necessario l’avvio immediato di una campagna vaccinale per salvare le aziende.

La Coldiretti chiede un forte impegno alle istituzioni per mettere in campo tutte le soluzioni necessarie a tutelare la filiera zootecnica, proprio a partire dal reperimento dei vaccini, mentre alcune regioni hanno diffuso ordinanze con forti restrizioni per limitare la corsa dei contagi. La lingua blu è una malattia infettiva ma non contagiosa dei ruminanti, trasmessa dalle zanzare e di cui si conoscono 27 diversi sottotipi diversi. Anche se tutte le specie di ruminanti possono ammalarsi di blue tongue, il virus colpisce prevalentemente gli ovini con sintomi molto gravi con febbre, scolo nasale, edema della testa e congestione delle mucose della bocca. Nei casi più gravi la lingua, ingrossata e cianotica, fuoriesce dalla bocca, da qui il nome di lingua blu dato alla malattia. Il virus come quello della peste suina, non contagia gli esseri umani e non infetta il latte e la carne anche se può comunque causare la morte dell’animale colpito.

 

 

 

Il diffondersi della malattia porta al calo della produzione di latte e al blocco della movimentazione delle greggi e delle mandrie, con danni economici rilevanti per le aziende. In Sardegna sono oltre 850 i focolai di blue tongue, con migliaia tra ovini e bovini contagiati e un danno stimato per le aziende agricole sarde di circa 5 milioni di euro. Gli effetti delle due epidemie sono potenzialmente devastanti. Se la peste suina ha già messo in crisi la filiera tricolore dei salumi Dop, la lingua blu può fare altrettanto per il pecorino.

In Piemonte e in Calabria ci sono una cinquantina di focolai per regione. Ma la Sardegna ne è letteralmente sommersa. La provincia più colpita è quella di Nuoro con ben 194 focolai accertati, seguita da quella di Oristano a quota 173 e da quella di Cagliari con 96 focolai. Meno diffuso il virus nella parte nord dell’isola, con 13 focolai in Gallura e 20 a Sassari. «Sono migliaia i capi morti e colpiti con sintomi ritenuti gravi, un vero e proprio disastro», il commento di Carmen Materazzo, responsabile del comparto zootecnico e componente del direttivo del Centro studi agricoli. «Molti allevatori erano già allo stremo per la siccità di questi mesi», aggiunge, «e ora devono affrontare questa piaga che si diffonde in maniera incontrollata». Per il Centro studi molte responsabilità sono da imputare ai ritardi della Regione: «Il diffondersi del sierotipo 3 di lingua blu sta cogliendo impreparati allevatori e veterinari, anche perché a oggi nessun capo è stato vaccinato per questa variante», ricorda la Materazzo, «come mai non sono state predisposte adeguate misure di prevenzione, pur sapendo della presenza del sierotipo 3 da oltre due anni in Sardegna? Perché si è aspettato che il virus si diffondesse incontrollato?».

 

 

 

«Occorre procedere con la produzione e l’acquisto di vaccini anche per il sierotipo 3 e attivare tutte le forme di indennizzo per gli allevatori», conclude la Materazzo, «se nei prossimi tre giorni non riscontreremo azioni adeguate della Regione, procederemo a coinvolgere su questa emergenza la Prefettura di Cagliari e il ministero della Sanità: non c’è più tempo da perdere».