Sede della strage del '78

Il Domani, il quotidiano di De Benedetti spara fango anche su Acca Larentia

Francesco Storace

Chiamatelo Torcicollo, e non Il Domani. Tra le imprese peggiori di Carlo De Benedetti figura questo volantino chiamato quotidiano che si diletta a offendere persino ragazzi assassinati – in “democrazia” – nel nome dell’antifascismo militante. Giornalismo vergogna, potremmo definirlo, per quello che sono stati capaci di scrivere sull’acquisto della sede dove furono ammazzati i militanti del Msi di via Acca Larentia, al Tuscolano. Quella sede romana era un simbolo «da chiudere col fuoco», urlavano gli estremisti rossi nei loro folli slogan. E lì trovarono morte, il 7 gennaio del 1978, Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta; e pochissime ore più tardi, Stefano Recchioni.

I loro nomi sono storia vissuta e drammatica della destra italiana, che Il Domani smercia con affari senza imbarazzo. Un articolo che gronda fango è stato sparato in prima pagina con l’espressione magica del «patto segreto». Che pena. Hanno «scoperto» che la Fondazione An ha versato trentamila euro all’associazione Acca Larentia per acquistare dall’Inail quella sede, un negozio in pratica, 50 metri quadrati. Costa 68mila euro, gli altri trentottomila li hanno raccolti tra loro. Dov’è lo scandalo? Cercatelo nella viltà di chi ha pubblicato un articolo spazzatura, per disonorare le vittime incolpevoli di una strage, assassinandole ancora una volta come se fossero al centro di chissà quale trama. Che invece andava cercata – ma non fu mai trovata, nemmeno da questi presunti autori di scoop patetici – nell’estrema sinistra della Capitale. Sono incapaci di rispettare la memoria per ragazzi ventenni trucidati davanti a quella sede del MSI.

 

 

 

«Uccidere un fascista non è reato», altro slogan che gridavano in quegli anni: memo per Il Domani per la prossima prima pagina. Quei soldi ad Acca Larentia provenienti dalla fondazione An- trentamila euro con una serie di vincoli al loro utilizzo- non sono dello Stato. Ma rappresentano un gesto di rispetto per non cancellare, dimenticare, occultare una storia tragica. Oppure la loro vita non doveva contare, ingegner De Benedetti? Scrive “Barbara” su X: «Sono stati ammazzati tre ragazzi che non hanno mai avuto giustizia ad Acca Larentia. Supportare la sede in loro ricordo può essere criminalizzato solo da chi ritiene normale sparare a chi ha idee politiche diverse dalle proprie. L’antifascismo è odio e violenza». È l’ovvia reazione di chi avverte piombo (giornalistico) nelle viscere.

Poi si arriva al dunque. Acca Larentia, il Msi, la fondazione An: e il teorema si spinge addirittura a Palazzo Chigi, via Fdi, via Meloni. Non se ne vergognano proprio, al Domani. Definiscono quella Fondazione la cassaforte di Fdi: lo è anche il consigliere di amministrazione Maurizio Gasparri, che è capogruppo di Forza Italia al Senato? E anche Gianni Alemanno, che guida il suo movimento politico Indipendenza, fuori dal centrodestra? E l’ex parlamentare Pierfrancesco Gamba, che nel 2020 aderì alla Lega? Tutti sostenitori di Fratelli d’Italia? Ridicolo. Il Domani mesta nel torbido. E se la prende persino con Mirko Giannotta, che dal padre Carlo «ereditò» di custodire il valore di quel sangue versato. «L’associazione Acca Larentia» scrive il quotidiano, «ha due soci, il primo è Mirko Giannotta». Purtroppo era, non è, perché si è spento anche lui con tanto di apprezzamenti pubblici dell’Ama, la municipalizzata romana per cui lavorava. Già, non faceva il portaborse della Salis...

 

 

 

Ma ci sguazzano i soliti, Angelo Bonelli, Sandro Ruotolo e il capogruppo di Avs Grimaldi: dagli al nemico, agenzie di stampa come spranghe, caccia ai soldi che non solo loro. Un giorno racconteremo la storia di tanta brava gente che donava quattrini propri al Msi, che non trovava sedi in affitto. Denaro poi confluito – nella trasformazione dal Msi ad An – proprio nell’omonima fondazione. Che cercano, i tramaioli rossi? Che vogliono? Perché invece non chiedono al loro mondo antico chi ha assassinato i martiri di via Acca Larentia? Invece attaccano la Meloni – e ovviamente la sorella Arianna- per quella decisione della fondazione An. Sanno che quella fondazione è addirittura preesistente a Fratelli d’Italia?

Lo scandalo sono articoli come quello pubblicato dal Domani, che non riesce a vergare neppure una riga per un eccidio rimasto senza colpevoli. Dal 1978. Servivano una bandiera, quella del MSI, e pagarono con la vita. Vergognatevi, cronisti senza cuore. E con voi quei “politici” che vi seguono solo per cinismo. A proposito: tra le reazioni, manco a dirlo, anche quella dell’Anpi. Eppure loro sì che ne incassano di soldi pubblici. Persino dal governo di centrodestra. Ma in quel caso passano in ragioneria e si prendono i denari senza neppure fiatare. Partigiani oltretempo, mica fessi. L’antifascismo senza fascismo è a pagamento. P.s.: in quella sede ci ho passato anche parte della mia gioventù. E mi sono preso pallottole che per fortuna non mi accopparono. La frequentavo con fierezza e con orgoglio. Gratis. E se la Fondazione An ha contribuito ad acquistarla va solo ringraziata, altro che interrogazioni parlamentari e bubbole del genere.