Tokyo connection
Borse, tanto rumore per nulla (in attesa di indicazioni)
"Per la seduta di domani non resta che pregare affinché si fermino le vendite”. Così concludeva il suo servizio il corrispondente da Singapore di Cnbc Nbc, J.P. Ong, ancora frastornato dalla pesante giornata di ribassi di tutte le piazze asiatiche e in particolare dall’indice Nikkei di Tokyo che chiudeva con un -12,4% vivendo il suo lunedì nero paragonabile a quanto era accaduto 37 anni prima a Wall Street. In effetti dopo una giornata del genere che scatena il panico anche nei più ottimisti per esorcizzare le paure non resta che pregare. Il paradosso è che nell’era dell’AI, nei momenti d’emergenza ci si affidi ancora alla religione, cioè a quanto di più esoterico e meno provabile.
Lo so che il proverbio dice “lascia stare i santi” e noi con questo incipit stiamo rischiando qualche invettiva, ma a vedere come ha reagito il giorno dopo, martedì 6 agosto, viene da pensare che J. P. Ong abbia importanti conoscenze nei piani alti, lassù sopra le nuvole. Le preghiere hanno prodotto un rimbalzo del +10,23%. Una reazione tempestiva e vigorosa che neppure gli ottimisti potevano immaginare.
Scrivo principalmente di Tokyo perché è questo il centro di propagazione del sisma a ruota seguono tutte le altre piazze con oscillazioni più contenute. Mentre sull’origine della caduta e rinascita di Tokyo le teorie sono le più disparate, io ci ho aggiunto anche l’aspetto religioso che non sfigura, sui recuperi di Wall Street i motivi sono più precisi anche se possono sembrare curiosi e con poca logica: giovedì 8 con Wall Street stordita dal ko asiatico e ancora alla ricerca di una direzione trova l’appiglio sul buon dato dei sussidi alla disoccupazione, in chiusura il Nasdaq farà +3%. Curiosa e illogica la corsa agli acquisti degli investitori perché, se nei momenti di panico le speranze erano rivolte alla Fed e ai tagli ai tassi come salvezza, il dato forte dei sussidi allontana questa speranza. Per capire questo ragionamento faccio un veloce recap: a fine 2023 le previsioni delle banche d’affari erano per 5/7 tagli ai tassi nel 2024 e su queste aspettative avevano fondato le proprie strategie rialziste di bond e equity. A maggio 2024, dopo 5 mesi, tagli dei tassi? Zero.
Rendimenti dei bond sempre elevati ma borse sui massimi. A giugno arriva il primo taglio della Bce. Reazione delle borse: vendite. A luglio taglio dei tassi della BoE, reazione delle borse: vendite. Ora tocca alla Fed. Siamo ancora convinti che il market mover sia il tasso d’interesse? Perché osservando gli ultimi movimenti specie dal giovedì 11 luglio origine della correzione, si nota che le macchine del trading o HFT si muovono seguendo altri parametri, gli utili societari e la crescita economica, e si muovono come un mantice: aspirano denaro ed espellono denaro.
Lo aspirano quando si proteggono dal rischio e sui mercati lo yen si rafforza, lo espellono quando lo yen s’indebolisce e mette il turbo coi buy back. E ora in che fase siamo? Lo scopriremo con la trimestrale di NVIDIA a fine agosto, anche se l’ipotesi discesa resta la mia favorita.