Speculazione

I fondi-avvoltoio scommettono contro il nostro debito: ecco chi vuole farci crollare

Attilio Barbieri

Fondi speculativi in azione sui bond governativi di Eurolandia. Secondo il Financial Times gli hedge fund hanno aumentato le scommesse contro i titoli di Stato dei Ventisette e stanno accumulando le loro più consistenti scommesse contro Btp, Bund e Bonos degli ultimi due anni, visto che la Banca centrale europea si è ritagliata uno spazio limitato per tagliare ancora i tassi dopo la sforbiciata da 25 punti base decisa giovedì.

Fra l’altro a giugno, i mercati obbligazionari globali si troveranno a fronteggiare il maggior volume di emissioni sovrane nette di quest’anno, proprio mentre i dati economici mettono in dubbio i tagli dei tassi. È una bella sfida per gli investitori. Negli Usa l’offerta netta di titoli di Stato salirà a 340 miliardi di dollari e anche i Paesi dell’Eurozona non saranno da meno. Sebbene gli analisti si aspettino che i mercati possano assorbire l’offerta, potenzialmente l’impatto sui rendimenti dei titoli di Stato è destinato ad aumentare e il rischio di nuove forti svendite a crescere. Le tre aste sui Treasury che negli ultimi giorni hanno fatto schizzare il tasso sul 10 anni al 4,6% e quello sul 2 anni sul filo del 5%, potrebbero essere il primo segnale che il pessimismo nel mercato sui tassi sta prevalendo.

I fondi speculativi si muovono proprio su questi presupposti. Secondo i dati di S&P Global Markets Intelligence, ripresi dal Financial Times, il valore totale delle scommesse contro i titoli di Stato europei ha raggiunto nell’ultima settimana i 413 miliardi di dollari. E il quotidiano della City fa notare che «l’aumento delle scommesse è avvenuto prima che giovedì la Bce annunciasse il taglio dei tassi d’interesse di 0,25 punti percentuali rispetto al massimo storico del 4%». L’errore più grosso commesso dalla Bce, quello che rischia di caricare ulteriormente la molla al ribasso degli hedge fund, è stato di aver alzato aumentando però pure le previsioni di inflazione e crescita per il resto dell’anno, eliminando al contempo un’esplicita propensione ad allentare la stretta monetaria.

 

I mercati hanno già scontato in parte il cambio di prospettiva, con un ciclo di allentamento più lieve rispetto a qualche mese fa. Ora la probabilità di un secondo taglio ai tassi entro settembre è quotata al 76%, mentre soltanto un mese fa un altro taglio era dato per scontato. Le vendite allo scoperto sui titoli di stato tedeschi – il punto di riferimento per l’Eurozona – sono aumentate del 10% da gennaio a ben 112 miliardi di dollari. I rendimenti dei Bund a 10 anni sono cresciuti dal 2,1% al 2,5%, con l’inevitabile calo dei prezzi.

 

Ma il maggiore aumento di posizioni corte e vendite allo scoperto, secondo i dati di S&P, «si è verificato sulle obbligazioni italiane, dove il valore preso in prestito dagli investitori è aumentato del 38% dall’inizio dell’anno», riferisce il Financial Times, secondo il quale questo andamento «suggerisce che alcuni investitori non puntano più con decisione sul rally del debito italiano che ha ridotto il divario tra i costi di finanziamento dell’Italia e quelli della Germania da 1,65 punti percentuali a 1,31 punti percentuali dall’inizio dell’anno». Gli effetti di queste scommesse dei fondi avvoltoio rischiano di essere pesanti per tutti.