Il caso
Ford tira il freno: ecco perché l'elettrico è un flop
Dopo l’iniezione miliardaria della Casa Bianca a favore degli automobilisti americani, per favorire la conversione del parco automobilistico da termico a elettrico, salta fuori (dato inatteso) che vanno meglio i modelli ibridi. Insomma, Ford tira le somme del business dei veicoli elettrici. E salta fuori che per ora «non è redditizio» nonostante i generosi contributi previsti dalla Casa Bianca per contrastare l’invasione dei concorrenti cinesi. L’altro dato interessante è che la casa automobilistica americana ha assistito ad una crescente richiesta per i vari modelli della sua collezione di veicoli ibridi ed elettrici a batteria. Tanto da sottolineare - spiega l’agenzia Gea, Green Economy Agency- «un significativo aumento delle vendite anno dopo anno», così come balza all’occhio dall’analisi dalla trimestrale dei conti della multinazionale americana.
I ricavi nel segmento dei veicoli elettrici (ModelE) spiegano dal quartier generale della Ford, sono diminuiti di anno in anno, con il gruppo che ha citato «una significativa pressione sui prezzi a livello di settore» che colpisce il mercato dei veicoli elettrici. I manager della storica casa automobilistica americana (la più blasonata d’America, fondata ufficialmente nel 1903) hanno dovuto ammettere che «gli alti costi di produzione si stanno sentendo». A dirla tutta già ad inizio mese la società aveva annunciato un ritardo di due anni nei suoi piani per il lancio di un nuovo veicolo elettrico a tre file «per sfruttare la nuova chimica e i nuovi formati delle batterie», aveva puntualizzato l’amministratore delegato, Jim Farley, in una conferenza sugli utili del 24 aprile. Adesso si confida nelle nuove tecnologie - soprattutto per quanto riguarda il pacco batterie, costo che ad oggi non si riesce ad abbattere- magari ricorrendo ad altri prodotti chimici e non ai rari e “preziosi” sali di litio.
Al momento l’unica auto che monta una batteria agli ioni di sodio è la cinese Hua Xianzi, prodotta da una joint venture tra JAC e Volkswagen. Quelle che Farley definisce «tecnologie emergenti ridurrebbe sostanzialmente il costo delle batterie per quel veicolo». C’è da vedere se si potrà accelerare così tanto per portare a casa un effetto positivo sui conti dei prossimi mesi: «Faremo tutto il necessario per essere redditizi nei primi 12 mesi dei nostri veicoli», ha spiegato. Ma forse il dato più significativo è l’annuncio che la multinazionale ridurrà le spese nel segmento dei veicoli elettrici per soddisfare le «aspettative riviste» per il ritmo di adozione dei veicoli elettrici, ha scandito. Come dire il sacro fuoco green (spalleggiato dall’Inflation Reduction Act varato dalla Casa Bianca) sembra aver perso un po’ di abbrivio. Certo in prospettiva Ford prevede che i costi dei veicoli elettrici miglioreranno in futuro. Stadi fatto che al momento i conti hanno messo in conto una perdita trimestrale di 1,32 miliardi di dollari nel segmento Model e prima di interessi e tasse. Rosso che va sommato alla già evidente perdita aggiuntiva di 598 milioni di dollari rispetto al primo trimestre del 2023. Nel frattempo, molti modelli Ford hanno registrato un aumento delle vendite nel primo trimestre anno dopo anno.
Dettaglio non trascurabile. Negli Stati Uniti come nel resto del mondo uno dei problemi principali è la disponibilità di una rete di alimentazione e ricarica diffusa come quella dei prodotti petroliferi. Ma siamo ben lontani da tenere il passo. O si riesce tecnologicamente ad aumentare la percorrenza media dei veicoli a trazione e alimentazione elettrica oppure il decollo del segmen- to non termico non decollerà. E infatti la Fors ha tenuto a citare la maggiore disponibilità di stazioni di ricarica rapida e la riduzione dei prezzi dei veicoli elettrici come ragioni dell’aumento delle vendite. La società ha registrato una crescita del 36% negli ibridi nel primo trimestre su base annua, ha affermato Farley.«Per la prima volta, alcuni dei nostri margini di contribuzione sugli ibridi sono superiori o simili a quelli dei nostri margini di contribuzione sui motori a combustione interna pura», ha tagliato corto. A tirare le somme ci pensa il Financial Times: i sussidi americani sono stati inefficaci a bloccare l’invasione di veicoli provenienti dalla Cina. Una battaglia persa nonostante fior di miliardi spesi per puntellare i consumi delle vetture occidentali.