Varato dopo 6 anni di nulla
Il piano verde del governo? Toh, piace anche agli ambientalisti
Lo sappiamo, la destra odia la transizione ecologica, nega il surriscaldamento globale, ama il petrolio più degli sceicchi arabi. Sta di fatto che ad approvare il primo Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc), la cui bozza giaceva nei cassetti del ministero dell’Ambiente dai tempi di Gentiloni premier, è stato proprio il governo di Giorgia Meloni. La leader di Fdi ne fa una giusta? Macché, per la sinistra, che è restata con le mani in mano per almeno sei anni (ma anche di più, perché il Piano dà attuazione alla Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici approvata nel 2015 ed è il frutto di una elaborazione partita nel 2016), si tratta dell’ennesimo passo falso. «Il piano nasce già superato e senza adeguati fondi, è basato su modelli che non hanno tenuto conto della forza di molti eventi estremi», spiega il leader di Avs, Angelo Bonelli.
I suoi amici verdi, quelli veri, però, la pensano diversamente. «Finalmente», fanno sapere da Legambiente, «dopo sei lunghi anni dalla prima bozza e dopo ben quattro governi, l’Italia ha approvato il Pnacc, che raccoglie 361 azioni rivolte ai sistemi naturali, sociali ed economici. Si tratta della prima buona notizia con cui si apre questo 2024 e di un passo importante nella lotta alla crisi climatica che arriva dopo annidi ritardi e stalli». Persino il Wwf, pur con più cautela e una robusta serie di distinguo, approva: «Il Piano va preso come un primo passo. Ora tocca ai decreti attuativi e agli organi di governance cercare di correggere gli evidenti limiti e costruire un percorso che porti a quell’approccio sistemico che pure il Pnacc richiama». Ad unirsi agli applausi c’è poi Enrico Giovannini, ex presidente dell’Istat, ex ministro del Lavoro nel governo Letta e oggi direttore scientifico dell'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS). Insomma, non uno sporco negazionista come quelli che bazzicano a Palazzo Chigi. «Dopo annidi attesa», dice Giovannini, «il nostro Paese ha finalmente uno strumento fondamentale per integrare a livello nazionale e locale le politiche di contrasto agli impatti della crisi climatica».
Ma non è tutto, perché dopo aver firmato qualche giorno fa il decreto per il Pnacc, il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, si appresta a condurre in porto a giugno anche il nuovo Pniec (Piano Nazionale Integrato Energia Clima), la cui precedente versione risale al 2019. Anche qui il lavoro è appena iniziato, soprattutto dopo i recenti rilievi della Ue, che ha suggerito una serie di modifiche da apportare al Piano. Ma piuttosto che il nulla prodotto finora dagli eco-slogan della sinistra, meglio piuttosto.
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