Nel mirino
Spread, la fiammata: manina e gufi in azione, cosa sta sucedendo
Il giorno dopo la Nadef, ecco la Spada di Damocle dello spread: resta sotto pressione il mercato obbligazionario. Il differenziale tra Btp decennali e omologhi Bund tedeschi sfiora la soglia psicologica dei 200 punti, attestandosi poco sotto a 4,896 punti. Il rendimento del decennale è salito fino al 4,92%, al massimo da un anno, per poi scendere al 4,90 per cento.
Singolare coincidenza, ma forse non troppo: su Repubblica in edicola oggi, l'economista Carlo Cottarelli in una allarmatissima intervista contestava al governo di Giorgia Meloni e al ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti la scelta di aver fissato una deficit in crescita per il 2023, al 4,3% (la Francia, per inciso, sarà al 4,4%) ignorando il tetto del 3% predisposto dall'Unione europea, presagendo proprio una tempesta sui mercati.
La Nadef "purtroppo è una delusione. Certo, non ha sbancato i conti ma non era il caso di impostare una manovra in deficit, oltretutto in un momento in cui bisogna dimostrare all'Europa di saper essere rigorosi", sottolinea l'economista nonché ex senatore del Pd. C'è "una parziale attenuante - aggiunge -: il calo del Pil per quest'anno dall'1 allo 0,8%. Peraltro, non sono sicuro che si riesca a rispettare la previsione dell'1,2% nel 2024".
Il governo "ha dovuto 'gonfiare' il deficit per mantenere almeno qualche promessa come il taglio del cuneo - spiega il professore -. Ne risulta però aggravata la posizione relativa del Paese nel momento in cui è ultimo in Europa come spread e costo del debito. Sarebbe stato meglio iniziare a tempo dovuto un'attenta revisione della spesa". Una spending review triennale "avrebbe cominciato già a dare frutti".
Eurostat ha confermato per il 2023 la decisione sui debiti dei bonus che "vanno contabilizzati nell'anno di inizio dei lavori anziché spalmati lungo il periodo di ammortamento. Questo ha lavorato a nostro favore, consentendoci di alleggerire i deficit futuri appesantendo i bilanci '21 e '22. Anche il 2023 ha subito un pesante carico" ma "rispondendo ai criteri di equità e rigore proclamati dal governo, si doveva stare entro il 3,7 per cento".