La giornata
Confindustria, Mattarella: "Non cavalcare le paure". Bonomi: no al salario minimo
La giornata politica passa dall'Assemblea di Confindustria, che si è tenuta a Roma, in prima fila Sergio Mattarella. Nel suo intervento, il capo dello Stato ha parlato della Costituzione, la quale "opta decisamente per un'economia di mercato in cui la libertà politica è il quadro entro cui si inserisce la libertà economica, le attività con le quali le imprese partecipano, come si è detto, a raggiungere le finalità delineate nella Prima parte della Carta. Ma attenzione: in quali condizioni si attua il precetto costituzionale?", si è interrogato.
E ancora: "Quando i poteri pubblici assicurano qualità nei servizi; efficacia, efficienza e chiarezza del sistema normativo; quando viene garantita sicurezza contro le forme assunte dalla criminalità; quando l'efficacia sanzionatoria verso comportamenti scorretti è equa e incisiva. Sono temi che conoscete bene e che richiedono ancora impegno per il loro pieno perseguimento", ha sottolineato Mattarella, il cui intervento è stato accolto da un lunghissimo applauso.
Poi, sul tema della Costituzione economica, il presidente della Repubblica ha rimarcato come "sarebbe davvero immaginare percorsi separati per lo sviluppo dei rapporti economici, quelli politici, quelli sociali. Al centro della Costituzione vi sono, infatti, i diritti della persona umana non quelli del presunto "homo oeconomicus". Poi ha espresso "fiducia nel nostro Paese e nel suo futuro; e sapere di avere il mondo dell'impresa impegnato, con convinzione e con capacità, per il progresso dell'Italia, è motivo di conforto e di grande apprezzamento", ha sottolineato.
"Se c’è qualcosa che una democrazia non può permettersi è di ispirare i propri comportamenti, quelli delle autorità, quelli dei cittadini, a sentimenti puramente congiunturali. Con il prevalere di inerzia ovvero di impulsi di ansia, di paura", ha avvertito Mattarella "Due i "possibili errori: una reazione fatta di ripetizione ossessiva di argomenti" secondo cui "a fronte delle sfide la vita ci presenta, basta denunziarle senza adeguata e coraggiosa ricerca di soluzioni. Oppure, ancor peggio, cedere alle paure, quando non alla tentazione cinica di cavalcarle", ha concluso il messaggio, rivolto alla politica in toto.
Dunque le parole di Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, che nella sua relazione ha parlato del salario minimo, misura invocata da Pd e M5s: "Se non è accompagnato da un insieme di misure volte a valorizzare la rappresentanza, non risolverebbe né la grande questione del lavoro povero, né la piaga del dumping contrattuale, nè darebbe maggior forza alla contrattazione collettiva". Parole chiare: la misura così come è stata ipotizzata non può funzionare.
Bonomi invoca "un cambio di rotta" per rendere il lavoro più inclusivo, in particolare per giovani e donne. "Servono politiche industriali e politiche per il lavoro capaci di creare un mercato in cui concorrenza leale e competitività siano assunte come valori imprescindibili", ha sottolineato. Come farlo? "Noi imprese sappiamo che la realtà è molto diversa". Dunque Bonomi sottolinea come sia possibile cambiare rotto, promuovendo "tutte le condizioni affinché il diritto al lavoro sia effettivo e trovino compimento i principi costituzionali", ha concluso Bonomi.