l'intervista
Tassi alle stelle, la profezia di Sileoni: "Chi pagherà davvero il conto"
Lando Maria Sileoni, Segretario generale FABI (Federazione Autonomi Bancari), la decisione della Lagarde di aumentare di nuovo il costo del denaro è giusta o sbagliata?
«La decisione ci poteva stare, perché la discesa dell’inflazione non è stata quella sperata. Ma abbiamo avuto 8 rialzi in soli 11 mesi dal luglio 2022 ad oggi, quindi il costo del denaro è passato in pochissimo tempo dallo 0 al 4%. Così facendo si strangolano le persone e le imprese. Si possono anche fare i rialzi, ma spalmati in 4 o 5 anni».
C’è qualche aspetto positivo?
«L’aspetto positivo è per le banche. Ma verranno messe in difficoltà le famiglie, la povera gente. Chi sta pagando il prezzo della politica della Bce sono le persone, i dipendenti pubblici e privati, quelli che purtroppo dovranno far fronte ad impegni economici presi e che cambiano giorno per giorno, soprattutto quelli che avevano intenzione di farsi una casa , che rappresenta il bene primario, il sogno di una vita, e invece sono costretti a rimandare questo sogno».
Quali possono essere le conseguenze?
«La forbice in Italia fra i ricchi e i poveri si allargherà sempre di più».
Cosa bisogna fare?
«Serve una presa di posizione da parte del governo. Una iniziativa diplomatica. Noi all’interno della Bce abbiamo un ottimo rappresentante, il neo governatore della Banca d’Italia Panetta. Insieme a lui gli altri rappresentanti italiani dovrebbero farsi sentire. Il problema è che da anni la finanza, rispetto alla politica, non solo in Italia ma anche in Europa, ha sempre dettato le regole del gioco e questo non va più bene».
E questo nuovo aumento è dettato dalla Finanza e imposto alla politica?
«Quando per abbassare l’inflazione, secondo la Bce esiste soltanto l’aumento del costo del denaro, significa che la finanza vuole continuare ad esercitare un potere che alla fine va solo in una certa direzione. L’unico che ha fatto capire chiaramente che dovrebbe esserci una politica economica più sostenibile è stato l’Amministratore delegato di Intesa, Messina».
L’italia rischia di pagare il prezzo più alto di queste decisioni?
«Sentiamo sempre dire che i consumi stentano a ripartire. Noi abbiamo 9 milioni di persone che hanno i contratti nazionali scaduti da anni. Come fanno le persone a recuperare l’inflazione che già ha eroso lo stipendio e i risparmi se non vengono rinnovati i contratti?».
Questo aumento dei tassi potrà danneggiare i governi da un punto di vista politico?
«Se i governi assistono passivi, senza farsi sentire, sì. Per farsi sentire non devono fare la guerra, devono mandare persone capaci e competenti nei posti dove è rappresentata l’Italia. Nell’Unione europea devono andare persone che si intendono di finanza. Dovrebbero tornare le scuole di politica come nella prima Repubblica che non ci sono più».
Oggi il nostro governo cosa può fare per contrastare questi rialzi?
«Deve dimostrare in Europa, argomenti alla mano, che esistono forme alternative per combattere l’inflazione senza penalizzare le fasce più deboli e abbassare l’inflazione».