Riforma del lavoro

Reddito di cittadinanza addio: a chi andranno i soldi degli "assegni M5s"

Sandro Iacometti

Meno soldi ai fannulloni, più aiuti a famiglie e imprese. È questo il senso della riforma del lavoro allo studio del ministro Marina Elvira Calderone, che è molto più di un semplice colpo di spugna sul fallimentare reddito di cittadinanza. Il decreto, che è in via di definizione e arriverà sul tavolo di uno dei prossimi Cdm, ruota intorno ad un cambiamento di prospettiva più volte ribadito da Giorgia Meloni: combattere la povertà non a colpi di sussidi e mancette di Stato, seguendo una logica del tirare a campare, ma aiutando chi ha la possibilità (e la voglia) ad uscire dal pantano con le proprie forze.

 

 

 

Il punto di partenza, ovviamente, è la ridefinizione totale dello strumento ideato dai Cinquestelle. Il reddito di cittadinanza cesserà definitivamente di esistere il 31 dicembre. Dal primo gennaio 2024, secondo le bozze anticipate da Sole 24 Ore e Messaggero, vedranno la luce tre nuove forme di sostegno. La prima, quella rivolta a chi è in condizioni di povertà (Isee non superiore a 7.200 euro e reddito familiare inferiore a 6mila euro) e non è occupabile, quindi nuclei familiari con almeno un componente disabile, un minore, un ultrasessantente o un invalido civile, si chiama Garanzia per l’inclusione. Si tratta di un assegno di 500 euro al mese (che può salire fino a 1.150 a seconda dei figli presenti nel nucleo), a cui si aggiungono 280 euro come contributo per l’affitto. Il sostegno è erogato per 18 mesi e può essere rinnovato, dopo un mese di sospensione, per altri 12. Il beneficio interesserà, secondo le stime, una platea di 709mila nuclei per una spesa annua di circa 5,3 miliardi.

 

 

 

 

SECONDA GAMBA

La seconda gamba si chiama Prestazione di accompagnamento al lavoro e riguarda gli attuali beneficiari del reddito grillino che hanno sottoscritto un patto per il lavoro.
Per loro, dal primo settembre, ci sarà un assegno di 350 euro al mese, che potrà essere incassato fino al termine dell’anno. La bozza di relazione tecnica stima che l’intervento interessi 213mila persone per un numero medio di 3,7 mesi. La spesa complessiva sarà di 276 milioni. Il terzo e ultimo tassello è costituito dalla Garanzia per l’attivazione lavorativa, per persone tra i 18 e i 59 anni in condizione di povertà assoluta (Isee non superiore a 6mila euro). Partirà dal primo gennaio 2024 e potrà essere riconosciuta fino a due persone (con importo dimezzato) per nucleo. L’assegno sarà di 350 euro al mese per un anno. La spesa stimata, con una platea di 426mila nuclei, è di circa 2 miliardi. A conti fatti, le risorse complessive che il governo dedicherà ai sostegni si discostano di poco da quelle sborsate finora per il reddito di cittadinanza. Accanto ai sussidi, che saranno comunque a termine e non vitalizi, la Calderone ha predisposto una robusta serie di interventi per fare piazza pulita di furbetti e fannulloni e per sbloccare le assunzioni. Sul primo fronte si inaspriscono le pene per chi imbroglia: reclusione da due a sei anni per chi tarocca i requisiti. Mentre per chi non si presenta presso i servizi sociali o per il lavoro e non sottoscrive i programmi di inserimento scatta la decadenza immediata.

 

 

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Sul secondo fronte saranno introdotti generosi incentivi per chi assume in pianta stabile i percettori. Ai datori di lavoro è riconosciuto uno sgravio contributivo del 100% per due anni. Se il contratto sarà parziale, lo sconto sarà del 50% per un anno. Gli incentivi riguarderanno anche le Agenzie private che aiuteranno i percettori a trovare un’occupazione o chi deciderà di mettersi in proprio avviando un’attività. Altre agevolazioni (al 60%), sono previste per gli imprenditori che quest’estate assumeranno i cosiddetti Neet, giovani disoccupati che non fanno formazione. Stessa finalità ha la norma che svincola i contratti a termine dalla gabbia del decreto dignità. Le assunzioni sopra i 12 mesi potranno essere motivate da esigenze riconosciute dalla contrattazione collettiva e aziendale. Accanto ad altre semplificazioni il decreto prevede l’estensione della maggiorazione dell’assegno unico introdotta dal governo anche per i figli di nuclei monogentioriali e l’aumento delle finestre annuali a disposizione dei lavoratori precoci per accedere alla pensione attraverso l’Ape sociale.