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Fisco, la rivoluzione sulla cartelle: ecco quali non si devono più pagare
Meglio dare la caccia inutilmente ai microcrediti della Riscossione nel nome della lotta senza quartiere all'evasione o evitare di buttare i soldi dei contribuenti onesti che le tasse le pagano? Messa così, il dilemma morale che avvolge la cosiddetta pace fiscale non sembra così complicato da sciogliere. È una questione di numeri. Lo stock complessivo di cartelle esattoriali non riscosse, ha spiegato lunedì sera al programma di Nicola Porro Quarta Repubblica il viceministro dell'Economia, Maurizio Leo, è arrivato alla cifra mostruosa di 1.132 miliardi. Di questa assurda montagna di crediti (anomalia tutta italiana che non ha eguali all'estero) solo il 6-7% ha una speranza di essere incassato. Ma il tentativo costa. E quando gli importi sono sotto i 1.000 euro il gioco non vale più la candela: la Riscossione spende più soldi di quelli che riuscirebbe a portare in cassa. Nasce da qui, da una valutazione economica e da un po' di buon senso, il primo tassello del corposo pacchetto fiscale che il governo sta mettendo a punto. Quello che alcuni chiamano condono, ha spiegato Leo, è «una tregua fiscale» che riguarderà solo le somme sotto la soglia di "convenienza" iscritte a ruolo prima del 2015, esattamente come è stato fatto per quelle dal 2000 al 2010.
ROTTAMAZIONE TER
Questo è l'unico caso in cui i contribuenti, ammesso che ne siano a conoscenza, visto che nella maggior parte dei casi si tratta di piccolissime somme lievitate nel tempo, vedranno estinto il proprio debito. Per il resto l'esecutivo sta studiando una serie di interventi che hanno come finalità, più che altro, quella di dare una mano a chi è indietro con i pagamenti a mettersi in regola. Anche sulla tagliola del 30 novembre potrebbe esserci qualche novità. Per quella data chi non ha eseguito i versamenti del 2022 della rottamazione ter dovrebbe pagare tutto quanto in un'unica soluzione. Ebbene, secondo il viceministro «anche questa situazione potrà in qualche modo essere risolta». Più in generale, invece, lo schema messo a punto da Leo prevede che per le cartelle iscritte a ruolo entro lo scorso settembre/ottobre da 1.000 a 3.000 euro gli interessi e gli aggi saranno azzerati e le sanzioni diminuite, mentre il dovuto potrebbe ridursi del 50%. Ma sulla percentuale, ha precisato l'esponente di Fdi, «stiamo ancora ragionando e facendo i conti». Sopra i 3.000 euro, invece, l'imposta si pagherà per intero e la sanzione sarà ridotta al 5%, sempre con lo stralcio di aggi e interessi.
Allo studio anche la possibilità di dilazionare gli importi, spalmandoli su un periodo che dovrebbe essere di cinque anni. Pure in questo caso l'arco temporale esatto è ancora in fase di definizione. Il governo, infine, è al lavoro anche su chi negli ultimi anni non ce l'ha fatta a pagare per Covid, bollette e difficoltà economiche. Non cartelle, dunque, ma omessi versamenti: il contribuente dovrà versare l'imposta, ma saranno tolte le sanzioni e sarà concesso più tempo per saldare il debito. Capitolo a parte è quello che riguarda un alleggerimento del sistema sanzionatorio, che rientrerà nella riforma fiscale vera e propria. Qui la logica può sembrare ancora una volta finalizzata ad aiutare i furbetti.
MENO SANZIONI
In realtà si tratta di un intervento rivoluzionario per il sistema tributario italiano, che mentre dice di voler far vedere i sorci verdi a chi si nasconde al fisco, continua invece ad accanirsi regolarmente contro i contribuenti che non saranno proprio modello, ma la buona volontà almeno ce la mettono. «Il vero problema del fisco italiano oltre al carico che è estremamente rilevante», ha detto Leo, «è il sistema sanzionatorio. Se un soggetto ha presentato la dichiarazione iva e non ha onorato il suo debito tributario o non ha dichiarato correttamente, è giusto che paghi una sanzione per infedele dichiarazione però a questa si aggiunge anche una sanzione per omesso versamento. E queste sanzioni cubano dal 110 al 220%». Quanto alla flat tax, Leo sembra escludere, almeno per ora, quella incrementale rivolta ai dipendenti, per i quali si interverrà più probabilmente sulla detassazione dei premi di produttività. Mentre per quella relativa alle partite Iva l'asticella difficilmente potrà salire sopra gli 85mila euro di reddito: «Ci sono delle regole europee che consentono di arrivare solo a quel tetto». E sempre la Ue potrebbe dare la linea sugli extraprofitti. «La misura che si applica oggi», ha spiegato Leo a SkyTg24, «è del 25%, il regolamento europeo a cui dobbiamo fare riferimento parla del 33%, potremmo attestarci su quella misura o andare anche oltre». Per risolvere il problema dei crediti incagliati del superbonus, infine, il viceministro ha annunciato che è stato già avviato un tavolo tecnico. La soluzione più gettonata è quella proposta da Abi e Ance di consentire alle banche di usare i pagamenti degli F24 presi in carico per aumentare la capienza fiscale.