Chi ce la fa
Bollette, taglio secco del 20% e subito: un precedente clamoroso
Di fronte al caro-vita e alla stangata su luce e gas che rischia di mandare al lastrico i cittadini, c'è un governo che decide di alleggerire le bollette in maniera sostanziosa. E' quello del Giappone, e in fondo non deve stupire che l'esempio virtuoso di sostegno ai contribuenti venga da un paese extra-Ue, visto che in Europa gli Stati in un contesto geo-politico ed economico drammatico continuano a restare impastoiati in dibatti dai toni surreali come quello sul price-cap, il tetto al prezzo di importazione del gas su cui si scontrano veti, miopie ed egoismi vari.
Il Giappone, stato-sovrano che non teme peraltro un debito pubblico da record, ha deciso così di tagliare del 20% i costi della bolletta dell'energia elettrica a partire dal gennaio 2023, a fronte, sottolinea Italia Oggi, dell'incremento dei prezzi causato dall'aumento dell'inflazione, +3%. Sulla questione pesano sia la guerra in Ucraina sia il deprezzamento dello yen. Il premier Fumio Kishida ha messo in campo un pacchetto di circa 30 trilioni di yen (pari a 204,1 miliardi di euro) di stanziamenti pubblici, una cifra che secondo Japan Today sarà destinata a raddoppiare considerando le spese per le amministrazioni municipali e le aziende. Nel dettaglio, conclude Italia Oggi, ogni famiglia risparmierà circa 2.800 yen al mese per l'energia elettrica e 900 yen al mese per il gas.
Le notizie dall'estremo Oriente arrivano in concomitanza con l'inquietante bollettino Istat sull'inflazione in Italia, che a ottobre sfiora il 12%. Secondo le stime preliminari, l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, a ottobre aumenta del 3,5% su base mensile e dell'11,9% su base annua (da +8,9% del mese precedente). "Bisogna risalire al marzo 1984 per un tendenziale dell'indice generale NIC pari a +11,9%", commenta l'Istat sottolineando come "la forte accelerazione si deve soprattutto ai prezzi dei Beni energetici (da +44,5% di settembre a +73,2%) e, in misura minore, ai prezzi dei Beni alimentari (da +11,4% a +13,1%).