I falsi e l'abusivismo frenano l'impresa

Albina Perri

Criminalità, falsi e abusivismo buttano giù le piccole imprese e la loro competitività. E’ il dato che emerge da una ricerca di Confcommercio sull'evoluzione del fenomeno criminale in Italia presentata oggi a Napoli in una convention con il presidente Carlo Sangalli e il ministro dell’Interno Roberto Maroni. A incidere negativamente sulla competitività delle Pmi, dice la ricerca, l’abusivismo per il 24,8%, i falsi per il 22,2% e l'azione della criminalità del 15,6%.   In particolare la contraffazione pesa sulle imprese del commercio nelle grandi aree metropolitane e nelle regioni meridionali, così come l’abusivismo, che viene lamentato in prevalenza dalle micro e piccole imprese del commercio, sempre nelle grandi aree metropolitane al sud e al centro Italia. L'azione della criminalità condiziona le pmi piccole e medie dei servizi e del turismo nel nord-est, nel centro e nel meridione L'azione della criminalità condiziona le pmi piccole e medie dei servizi e del turismo nel nord-est, nel centro e nel meridione. Inoltre freni vengono anche dal degrado del territorio e delle aree urbane, agente di sviluppo del disagio e della devianza sociale, così come indica il 24,1% delle pmi, con impatto più forte nelle imprese del commercio, del turismo e dei servizi nel centro e nel sud d’Italia. Aumentano le piccole e medie imprese che spendono in sicurezza; infatti il 22,2% di queste aziende, pari al 5,3% in più nel 2009 rispetto al 2008, investe il 5% dei ricavi per tutelarsi.   Tra i dati in positivo della ricerca, il miglioramento della percezione del livello di sicurezza degli imprenditori: solo l’11,2% si sente meno sicuro nel 2009, contro il 24,5% del 2008. In particolare cresce la fiducia verso le forze dell’ordine, che sono tra i soggetti che le imprese sentono più vicini (41,2%) ma anche verso il governo (19,1%, cioè +8% rispetto il 2008). Resta la richiesta di pene più severe e di una certezza della pena (93,1%) l’indicazione delle misure ritenute più efficaci per ridurre il rischio di fenomeni criminali, ma cresce anche la consapevolezza che ci deve essere collaborazione tra imprenditori e forze dell’ordine (89,9% cioè +4,7% del 2008). L’86,1% delle Pmi ritiene importante che le associazioni di categoria si costituiscano parte civile nei processi legati alla criminalità organizzata e l’85,9% ritiene che le associazioni di categoria sostengano e assistano gli imprenditori che denunciano racket e usura ma anche che allontanino chi non collabora e denuncia. Per quanto riguarda la contraffazione, nell’opinione delle pmi tra i maggiori responsabili del fenomeno non ci solo solo i produttori delle merci falsi (51,9%) e chi le vende (27%), ma anche le istituzioni preposte ai controlli (32,5%) e i consumatori che le acquistano (31,3%).