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Vladimir Putin, Rampini: "Chi sta morendo al fronte", perché lo zar fa ancora paura

L'invasione dell'Ucraina, con la controffensiva di Kiev contro l'esercito russo, è tornata prepotentemente al centro delle cronache. Insomma, non solo per le conseguenze finanziarie, prezzo del gas in primis, ma anche per fatti militari che, forse, non era così semplice prevedere ed immaginare. Eppure Vladimir Putin continua a mostrarsi arrogante, pieno di sé, non esita a definirsi sicuro del raggiungimento degli obiettivi.

 

Ma da dove deriva, questa sua convinzione? Una risposta a questa domanda prova a darla Federico Rampini, in un video-intervento pubblicato sul sito del Corriere della Sera, dove premette: "Putin al vertice di Vladivostock ha fatto un discorso molto sicuro di sé: certo della vittoria, certo del fatto che l'Occidente sia finito". E ancora: "Cosa lo rende così altezzoso e arrogante? Vi do due spunti, emersi dal workshop Ambrosetti a Cernobbio". Il primo deriva dell'elenco delle vittime, "delle salme di militari russi rimpatriate per i funerali - riprende Rampini -. Sono quasi tutti asiatici o islamici: al fronte sta morendo pochissima popolazione della Russia bianca, pochissimi figli di Mosca e San Pietroburgo. Per questo Putin può pensare ancora di farla franca ed evita la leva di massa. La Russia che conta, sente questa guerra ancora lontana", sottolinea.

Secondo spunto, secondo Rampini: "Le speculazioni alla borse di Amsterdam. C'è chi sostiene che vi siano anche le mani dei russi dietro alle fiammate del prezzo del gas che si formano sul mercato dei futures alla Borsa Ttf di Amsterdam, notoriamente molto speculativa. Ci sarebbero dietro alcune delle aziende di gas russe, le stesse che già oggi non lo stanno fornendo agli europei", rimarca.

 

"Tutto questo ci dice che Putin ha molte carte da giocare, ma è un giocatore che ama molto il bluff - spiega il giornalista -. E il suo bluff ha un po' una scadenza. Più si avvicina la fine dell'anno più ci accorgeremo che sì, sarà stato un inverno durissimo per noi europei, ma al tempo stesso le scorte di energia ci sono, sono quasi regolari, pur costando carissime. Non rischiamo di restare davvero a terra, mentre Putin non sa davvero che fare del gas che non vende agli europei. I gasdotti verso la Cina sono infatti ancora da costruire, quindi per anni Putin non avrà il ricambio cinese rispetto alla clientela europea", conclude Federico Rampini, che non si mostra in definitiva così pessimista sul futuro di questo conflitto.

L'intervento di Rampini: clicca qui per vederlo