Riunione a Francoforte
Bce, vincono i falchi tedeschi: su i tassi, che cosa ci aspetta
Le diffusione delle minute sull'ultimo consiglio della Banca Centrale Europea ha prodotto ieri l'effetto atteso e al contempo temuto. Intanto si è capito che a settembre l'istituto di Francoforte alzerà i tassi di mezzo punto, con il rischio di dare un ulteriore colpo di freno alle economie dei Ventisette, già duramente provate dalla crisi energetica. Una scelta maturata nonostante il direttivo della Bce sia pessimista sulla congiuntura economica, ben oltre la fine dell'anno in corso. «Vi sono segnali crescenti di una flessione dell'attività economica nell'area dell'euro che potrebbe estendersi fino al 2023», si legge nelle minute della riunione dello scorso mese di luglio a Francoforte.
A far volgere al peggio lo scenario «la guerra della Russia in Ucraina, rimasta una fonte di significativo rischio al ribasso, soprattutto se l'approvvigionamento energetico dalla Russia dovesse essere interrotto a tal punto da portare al razionamento per le imprese e le famiglie dell'area dell'euro».
A complicare le cose l'indebolimento della moneta unica sul dollaro e le forti speculazioni sui debiti pubblici delle maggiori economie di Eurolandia: Germania, Francia e Italia, di cui parliamo in altra parte del giornale. Le pressioni speculative sui bond governativi hanno coinvolto nelle ultime settimane anche il Bund tedesco il cui interesse è schizzato nel giro di meno due mesi dallo 0,99 all'1,33%. Un andamento che si spiega anche con i 100 miliardi di titoli del debito pubblico di Berlino finiti nel mirino degli speculatori.
EURO DEBOLE - Fra l'altro, proprio «il deprezzamento dell'euro ha costituito un importante cambiamento nel contesto esterno», scrivono i banchieri dell'Eurosistema, «e ha comportato maggiori pressioni inflazionistiche per l'area dell'euro, in particolare attraverso i maggiori costi delle importazioni di energia fatturate in dollari Usa». Chiaro il riferimento al petrolio. Fra l'altro nel consiglio dell'Eurotower si sono materializzate alcune crepe. A cominciare proprio dalla decisione sull'entità del prossimo rialzo del tasso di riferimento. Le minute riportano infatti che «alcuni membri si sono espressi a favore di un aumento dei tassi di 25 punti base» mantenendo «coerenza con la precedente comunicazione del consiglio direttivo». «Visto l'incombere dei rischi di recessione, un aumento di 25 punti base è stato ritenuto più in linea con una graduale normalizzazione della politica monetaria» da alcuni componenti. Inoltre, si legge ancora «è stata sollevata la preoccupazione che se il consiglio direttivo si fosse discostato dalla sua precedente indicazione e avesse sorpreso i mercati con un aumento più ampio del previsto, ciò si sarebbe aggiunto alle incertezze» che dominano lo scenario.
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FALCHI ALL'OPERA - Eppure pare scontato che la bilancia azionata dalla presidente Christine Lagarde penda a favore dei falchi, anche perché l'asse con la Germania del cancelliere Olaf Scholz spinge verso una politica più difensiva nei confronti della divisa europea. Utile aproteggere anche i bond governativi sotto attacco. Per altro lo scudo anti spread Tpi, Transmission protection mechanism - è stato approvato all'unanimità. Senza tentennamenti. «Uno strumento importante per aumentare la resilienza dell'Unione economica e monetaria che, a causa della politica fiscale decentralizzata e della mancanza di mercati dei capitali e unione bancaria a tutti gli effetti, è ancora incompleta ed esposta a shock asimmetrici», si legge ancora nelle minute. Il consiglio ha ammesso che «rischi di frammentazione (sui titoli del debito pubblico, ndr) sono stati ritenuti più probabili nell'attuale contesto»: per questo è stato «suggerito» ai governi europei «di portare avanti le riforme istituzionali al fine di affrontare meglio» questi rischi. Un passaggio che tradotto nel linguaggio corrente dei comuni mortali ha un soli significato: cari governi - a cominciare da quello italiano - sbrigatevi a fare le riforme che vi abbiamo chiesto per mettere in sicurezza i conti altrimenti lo scudo non scatterà. Difficile per noi, ad esempio, mettere mano al sistema previdenziale per abbassare l'età pensionabile, quando Bruxelles e Francoforte si aspettano che la alziamo.