Il trasloco
Exor, fuga di Elkann e Agnelli: addio Italia. Toh che caso, dove vanno...
Ciao ciao Italia! Dopo aver spostato la sede legale in Olanda nel 2016, Exor ha deciso di delistare le proprie azioni da Piazza Affari per quotarle alla Borsa di Amsterdam. Ieri il cda della cassaforte della famiglia Agnelli-Elkann ha approvato il trasferimento sul listino olandese. Piazza Affari perde così una delle aziende a maggior capitalizzazione presenti sul listino principale, con 16,5 miliardi di euro. La società guidata da John Elkann, si legge in una nota, «allineerà la sede di quotazione con la sua struttura legale come holding registrata in Olanda». Una «ulteriore semplificazione» della struttura organizzativa di Exor, recita il comunicato, che «comporterà la supervisione della società da parte di un'autorità di regolamentazione di un unico Paese, ossia l'Afm, l'Autorità olandese per i mercati finanziari». I tempi dell'operazione saranno abbastanza brevi. Exor prevede che lo sbarco sul listino olandese avvenga attorno alla metà di agosto. Una volta ottenuto il disco verde da Euronext Amsterdam la società chiederà il delisting a Borsa Italiana. A termini di regolamento l'uscita da Piazza Affari avverrà non prima di 45 giorni dalla data in cui è pervenuta la richiesta di delisting. Quindi per almeno un mese le azioni ordinarie della holding saranno quotate sia a Milano sia ad Amsterdam.
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VALORE SIMBOLICO
Per gli investitori il passaggio è sostanzialmente indifferente, anche dal punto di vista fiscale per l'eventuale tassazione delle plusvalenze realizzate. Ma l'addio a Piazza Affari rappresenta un distacco dall'alto valore simbolico che segna la separazione definitiva degli Agnelli-Elkann dall'Italia. Si recide l'ultimo cordone ombelicale che legava ancora la galassia delle partecipazioni finanziarie degli eredi Agnelli al nostro Paese. Fra l'altro Exor ha chiuso lo scorso mese di febbraio il contenzioso con il fisco italiano, legato proprio alla ri-domiciliazione della propria sede in Olanda. In base all'accordo siglato con l'Agenzia delle Entrate Exor ha versato all'erario italiano 746 milioni di euro.
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PORTAFOGLIO RICCO
La holding ha in portafoglio tuttora partecipazioni molto importanti, anche dopo aver ceduto il 100% di Partner Re, storica società di riassicurazione, alla inglese Covéa. Operazione che si è chiusa pochi giorni or sono, il 12 luglio e ha portato nelle casse di Exor ben 8,6 miliardi di euro. La società è tuttora l'azionista di riferimento di Ferrari, con il 36% dei diritti di voto e pure di Stellantis (14,4%), il gruppo nato dalla fusione tra Peugeot Citroen e Fiat Chrysler. Molto pesante il 26,9% nel capitale Cnh Industrial (diritti di voto al 42,5%) e il 27,1% (diritti al 42,5%) in Iveco. Mentre il controllo della Juventus (63,8%) ha comportato grandi esborsi: l'ultimo aumento di capitale da 400 milioni si è chiuso lo scorso mese di dicembre. Pesante, anche politicamente, la quota dell'89,6% nel capitale della Gedi, il gruppo editoriale che pubblica La Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX e numerosi quotidiani locali. Quota a cui è arrivata dopo aver rilevato fra l'altro il 43,7% dalla famiglia De Benedetti e il 5% dai Perrone. Nel portafoglio di Exor c'è pure il 43,4% nel capitale del settimanale inglese The Economist. Fra l'altro Exor prosegue nel piano di riacquisto di azioni proprie. Ieri il cda ha varato un secondo buyback da 250 milioni.
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