Discriminati

Tumori e e banche, la rivoluzione: una legge per agevolare i mutui ai guariti

Francesco Storace

Le banche fanno più male del tumore. Anche se sei guarito, devi dimostrarlo al burocrate a cui hai chiesto un mutuo, ti guarda male, ti chiede «e chi mi garantisce che vivi tutto il tempo necessario a pagare?». Pure se sono passati anni da quando il medico ti ha "liberato" dal male, la banca si sente autorizzata a pretendere la documentazione. Cartelle cliniche come "garanzie". Umanità sottozero.

Forse, finalmente, ci pensa la politica, con una legge che potrebbe sottrarre chi è stato malato e non lo è più al ricatto sul mutuo (ma vale anche per le assicurazioni). Perché sarà pur vero che c'è un milione di bambini che vuole la cittadinanza, onorevoli parlamentari, ma c'è un numero altrettanto ingente di persone che vorrebbero acquistare casa e non glielo consentono. Quando si dice la priorità...

Ma ora in rampa di lancio ci sono varie proposte di legge al Senato, assegnate alla Commissione giustizia, dove il presidente Andrea Ostellari (Lega) fa da relatore per mettere ordine tra le varie iniziative e magari tirare giù un testo base da approvare. Il dato positivo è che si discute in sede redigente. Vuol dire che una volta approvata dalla Commissione, la legge andrà in aula per il voto articolo per articolo senza perdersi in ostruzionismi, magari dettati da qualche grande banca sorda ai diritti.

ITER LEGISLATIVO - Si sono mosse tre donne, con altrettanti disegni di legge: Paola Boldrini del Pd, Paola Binetti dell'Udc e Donatella Conzatti di Italia Viva (la proposta di quest' ultima è stata appena stampata e probabilmente sarà assegnata dalla presidente Casellati alla Commissione di Ostellari nei prossimi giorni per un esame unificato con le altre). Se l'iter legislativo andrà in porto, cesserà il calvario di troppe persone che lo hanno già subito per motivi di salute, salvando la pelle. E ci manca pure lo sportello bancario arido a sbarrargli ancora la strada.

Qualche numero significativo: oltre 3 milioni e mezzo di persone in Italia vivono dopo una diagnosi di tumore. Sensibilmente migliorata anche la probabilità di guarigione definitiva, pari al 52 per cento per le donne e al 39 per cento per gli uomini. Parliamo di ex pazienti. Ma molti vengono marchiati ancora come malati: e per alcuni salta il lavoro, non puoi andare in banca, se vuoi adottare un figlio è un diritto che ti viene negato. Figurarsi se vuoi stipulare un'assicurazione sulla vita. La discussione in Commissione giustizia è cominciata mercoledì scorso proprio con la relazione di Ostellari, che ha illustrato le prime proposte, di Boldrini e Binetti. Andando subito al sodo: come si garantisce il diritto all'oblio degli ex pazienti oncologici?

Ci vuole almeno una norma per prevedere che "in sede di stipula odi rinnovo dei contratti di assicurazione e di contratti concernenti operazioni e servizi bancari e finanziari non potranno essere richieste al consumatore informazioni sul suo stato di salute relative a patologie oncologiche pregresse, trascorsi dieci anni dalla data di conclusione dei trattamenti terapeutici, in assenza di recidive o ricadute della malattia, ovvero cinque anni se la patologia è insorta prima del diciottesimo anno di età". Perché è proprio quello che succede oggi. Con la legge, sarà lo Stato a riconoscere "il diritto delle persone che sono state affette da patologia oncologica a non subire discriminazioni nell'accesso all'adozione di minori e ai servizi bancari e assicurativi".

SENSO DI CIVILTÀ - Nella sua minuziosa relazione, Ostellari ha illustrato ogni comma delle proposte esaminate, anche per evitare norme che si contraddicano. Quello che conta è la sostanza, perché si va a compiere un atto legislativo improntato davvero a un grande senso di civiltà verso chi ha sofferto. E riguarda chi ci è passato, familiari inclusi. Nel taccuino del cronista si smetterà di dover appuntare orribili vicissitudini vissute da persone finalmente libere dalla malattia. Si sono mobilitate varie associazioni per arrivare allo scopo, a partire dalla federazione delle associazioni di volontariato in oncologia, la Favo. Hanno raccolto voci di ex malati e le hanno raccontate al Parlamento, che forse ora riuscirà davvero a fare qualcosa di buono per gli italiani.