I nostri soldi

Superbonus, quali progetti già approvati rischiano di saltare: famiglie nel caos

Attilio Barbieri

Il superbonus del 110% sulle ristrutturazioni edilizie finisce sul binario morto. Il governo ha deciso lo stop a qualsiasi nuova proroga per la misura. I fondi a disposizione sono finiti e l'esecutivo non ha intenzione di impegnarne di nuovi da buttare nella fornace delle truffe che si moltiplicano giorno dopo giorno. Ma se il governo è deciso a chiudere definitivamente il capitolo la maggioranza che lo sostiene immagina un finale diverso. Non è solo il Movimento 5 Stelle a chiedere di allargare le maglie ma tutti i partiti insistono per una revisione del meccanismo che punta a rendere più efficienti e sicure le abitazioni. Sul tavolo anche l'ampliamento delle cessioni per i crediti fiscali maturati da chi ha iniziato i lavori. Crediti rimasti bloccati nei cassetti fiscali di costruttori e general contractor. E su quest' ultimo aspetto il governo è pronto a portare in Parlamento l'ennesima modifica. L'ipotesi più accreditata è quella di concedere la cessione dei crediti anche a soggetti diversi dalle banche, con la sola esclusione delle persone fisiche.

RISORSE INESISTENTI - Ieri non è bastata, però, una riunione, convocata alla Camera mentre era in corso il voto di fiducia sul decreto Pnrr, a siglare un'intesa. Alla fine del vertice è rimasto sul tavolo il rifiuto del governo a mettere in campo altri soldi. Ma i rappresentanti dei gruppi parlamentari hanno rilanciato domandando più tempo per villette e case popolari. Il ministro dell'Economia Daniele Franco ha risposto con un «no» mettendo a verbale di non essere disponibile ad alcun ulteriore ritocco su questo fronte.  Anche sulle cessioni - considerato da molti il punto nevralgico per evitare migliaia di fallimenti a costruttori imbottiti di crediti fiscali ma senza un centesimo liquido - la strada è comunque in salita.

 

 

L'ampliamento dei soggetti che possano riacquistare i crediti fiscali congelati non basta da solo a sbloccare l'impasse. Le banche hanno esaurito i plafond. Chi lavora nel settore è proprio alle cessioni che guarda con crescente preoccupazione. La Confederazione nazionale dell'artigianato ha chiesto e ottenuto un incontro con il ministro Franco: «Decine di migliaia di imprese della filiera delle costruzioni non riescono a cedere i crediti d'imposta legati ai bonus per la riqualificazione degli immobili a causa del congelamento del mercato», è l'allarme rilanciato ieri dalla Cna.

E proprio con le categorie il Pd e il M5s vogliono un confronto nella speranza di far cambiare idea a Draghi e a Franco. La presidente della commissione Attività produttive Martina Nardi ha chiesto l'apertura di un tavolo mentre il vicepresidente del Movimento 5 Stelle alla Camera, Luca Sut, annuncia di essere pronto a valutare insieme «a imprese edili e banche» il testo dell'emendamento, non appena arrivi in Parlamento. Ma il tempo stringe: entro questa settimana dovrebbero chiudersi i lavori delle commissioni Bilancio e Finanze sul decreto Aiuti. Lo spazio per ulteriori mediazioni non c'è.

 

 

BILANCIO DISCUTIBILE - Ma il bilancio del superbonus continua a far discutere. Oltre ai 5,6 miliardi di truffe accertate dalla Guardia di Finanza, pesano anche i 2,5 miliardi di euro di aumenti a carico dello Stato, provocati dal rincaro di tutti i materiali e dei lavori di ristrutturazione. Aumenti legati proprio al boom di richieste innescato dalla misura introdotta dal governo Conte II. Senza contare i rincari per i privati. Quel che lo scorso anno costava 100 euro, ora ne costa 122: un'inflazione ben superiore a quella certificata dall'Istat. Ma alla fine queste sono comunque briciole rispetto ai 33,7 miliardi che il superbonus ha scaricato sulle casse dello Stato. Con benefici indubbi in termini di crescita del Pil. Ma a prezzo di truffe così diffuse da inficiarne la bontà. L'ultima in ordine di tempo è anche una delle più consistenti. La Guardia di Finanza di Frattamaggiore, provincia di Napoli, ha individuato e sequestrato 770 milioni di crediti fiscali legati al superbonus in Campania per lavori mai effettuati. Per di più su edifici inesistenti. Oltretutto, delle 143 persone coinvolte ben 100 sono risultate destinatarie del reddito di cittadinanza. Le due misure fortissimamente volute dai 5 Stelle trovano una sintesi in questi fenomeni truffaldini.