Il sospetto
Philippe Donnet, il capo di Generali e Sarkozy: l'affare russo sfumato all'ultimo, un caso scottante a Mosca
«Decisioni tempestive». Così le ha definite Philippe Donnet, annunciando, qualche settimana fa che il gruppo Generali «ha chiuso l'ufficio di rappresentanza a Mosca, lasciato tutti gli incarichi ricoperti nel cda della partecipata (al 38%) Ingosstrakh e chiuso le attività di Europe Assistance in Russia». Le cose, però, avrebbero potuto essere molto più complicate se il cda un anno fa avesse dato retta all'ad del Leone. Già, perché più o meno in questo periodo, nel 2021, il manager che Mediobanca vuole confermare alla guida del colosso assicurativo si era impuntato su un pacchetto di acquisizioni nel regno della Zar dal valore di circa 2 miliardi di euro. Non una robetta, insomma. Nel mirino c'erano, secondo fonti di Reuters, VTB Insurance e Rosgosstrakh, ma soprattutto Reso Garantia, attiva nel segmento danni con una quota di mercato vicina al 9%.
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La compagnia, fondata nel '91 dalla famiglia Sarkisov, è partecipata al 37% da Axa, il colosso assicurativo francese. Ed è qui che il dossier prende una via poco chiara. A sollecitare l'operazione, infatti, secondo quanto risulta a Libero, sarebbe stato Nicolas Sarkozy, che avrebbe caldeggiato l'affare in un incontro a Parigi tra i russi, i dirigenti di Axa e lo stesso Donnet negli uffici dell'ex presidente francese. La questione sarebbe ininfluente, se non fosse che nel gennaio del 2021 Sarkozy è finito nel mirino della magistratura d'Oltralpe per traffico di influenze in relazione ad un contratti da 3 milioni di euro firmato con una compagnia russa. Indovinate quale? Sembra che l'ex capo dell'Eliseo è stato assunto dalla Reso Garantia, società posseduta da due fratelli miliardari armeni, Sergei e Nikolai, come «consigliere speciale del gruppo» e presidente del comitato strategico del cda dell'azienda.
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Tanto è bastato ad Alberto Nagel, capo dell'azionista di controllo Mediobanca, per stoppare le mire espansionistiche di Donnet. Il quale, però, aveva anche ricevuto critiche già dal suo stesso consiglio di amministrazione. Il comitato di investimento, presieduto dall'ad ma composto anche da rappresentanti dei principali azionisti di Generali, avrebbe infatti espresso perplessità legate non tanto ai rapporti con Sarkozy, quanto al rischio paese rappresentato dalla Russia. Di qui la richiesta di approfondimenti al manager che hanno poi portato alla definitiva archiviazione dell'operazione. Una chiusura avvenuta contro il parere di Donnet che più volte, anche pubblicamente, aveva sottolineato che nell'epoca del post covid ci sarebbero potute essere in Russia enormi opportunità di crescita, dando al gruppo la possibilità di consolidare il nome del Leone anche all'Est. Sfumata la campagna di Russia, però, il manager non ha rinunciato a fare business con gli scarti di Axa. Subito dopo, infatti, Donnet ha proposto al cda della società potenziali acquisizioni in Malesia, indicando come obiettivi proprio le joint venture di Axa nel segmento danni e nel segmento vita (valutate quasi 700 milioni di dollari). Anche in questo caso sono emerse perplessità da parte di alcuni soci, per una operazione su un mercato considerato a bassa crescita e ad alto rischio. Per capirsi la proposta aveva ricevuto solo otto voti favorevoli su 13. Questa volta, però, l'ad l'ha spuntata: lo scorso giugno Generali ha comprato da Axa le quote in due jv malesi (non tutte quelle su cui aveva messo gli occhi) per 262 milioni.