Dalla padella alla brace

Gas, Russia addio? Ecco chi sono gli altri furfanti a cui lo chiediamo: Italia all'angolo

Andrea Morigi

Tra farci gasare da Vladimir Putin o dallo sceicco Tamim bin Hamad Al Thani non c'è poi così tanta differenza. Ma conviene sempre fare qualche distinzione, così come fra il Qatar e l'Azerbaigian. Quel che li accomuna è che vanno presi tutti con le molle. E se si offendono ci lasciano al freddo. Con l'eccezione della Norvegia, che entro la fine del 2022 potrebbe aver terminato il proprio gasdotto che alimenterà la Polonia, tutti gli altri giacimenti di gas naturale pienamente attivi si trovano - anzi giacciono - in Paesi non democratici o militarmente aggressivi verso i vicini. Chissà se, quando le missioni del ministro degli Afffari Esteri Luigi Di Maio, ultimamente spedito in giro per il mondo con il cappello in mano, saranno andate a buon fine e dall'Emirato di Doha apriranno i rubinetti del gas, potremo ancora dire che i nostri fornitori di energia sono anche esportatori e sponsor del fondamentalismo islamico, finanziatori delle moschee più radicali d'Europa, con il benestare dello sceicco Tamim bin Hamad Al Thani.

 

Oppure se, dopo che avremo implorato ordinativi aggiuntivi e il dittatore locale Ilham Aliyev li avrà approvati, ci rimarrà un briciolo di coraggio per denunciare gli orrori della guerra santa dichiarata dai musulmani dell'Azerbaigian contro i cristiani dell'Armenia e del Nagorno-Karabakh. Anche perché Baku avrebbe pagato 2,8 miliardi di dollari in mazzette a politici europei per evitare voti di condanna al Consiglio d'Europa per le sue frequenti violazioni dei diritti umani. Sono decenni che il rispetto deille libertà viene subordinato al tepore domestico e alla mobilità. Nessuno si scandalizza più e nemmeno rimane sorpreso. Peccato che, oltre che dai satrapi di mezzo mondo, ci siamo fatti ricattare anche da ecologisti e adolescenti svedesi. Tanto che «in Italia, dove sono abbondanti le riserve, la produzione va verso l'azzeramento per opposizione politica a ogni tipo di perforazione, sviluppo e ricerca. Dal picco di 21 miliardi di metri cubi all'anno nel 1994, nel 2021 si produrranno 3 miliardi di metri cubi», spiegava il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, su We Energy, la rivista dell'Eni, nel dicembre scorso.

Scampate le conseguenze di una primavera araba in Algeria, le elezioni hanno confermato alla guida del Paese un esponente della nomenklatura socialista come Abdelmajid Tebboune. In un certo senso è una garanzia. Ieri l'ambasciatore dello Stato nordafricano ha assicurato un potenziamento delle forniture attraverso il gasdotto che collega la sponda sud del Mediterraneo all'isola. Visto che almeno Algeri non è caduta in mani jihadiste, ora però occorrerà fare attenzione alla sua collocazione nello scacchiere mondiale. Al Palazzo di Vetro, il 2 marzo, il rappresentante algerino si è astenuto, insieme ad altri 34 Paesi, sulla risoluzione dell'Assemblea Generale dell'Onu che chiedeva sanzioni contro la Russia per l'invasione dell'Ucraina. E l'Italia è uno degli Stati "ostili" nella lista nera di Mosca, primo fornitore di armi all'Algeria.

 

 

"Ognuno ha i suoi bastardi", è valso come giustificazione per varie amministrazioni degli Usa ai tempi della guerra fredda, quando preferivano un torturatore militare a un carnefice filosovietico. Adesso che invece alla Casa Bianca c'è un presidente democratico, Joe Biden, si è disposti a fare uno strappo per un brutto ceffo comunista come Nicolás Maduro, il tiranno venezuelano, liberandolo dalle ritorsionicommerciali purché sganci un po' di greggio. È amico di Putin, anch' egli incarcera e uccide gli oppositori, ma ha dei pozzi da sfruttare e l'oro nero riesce a compensare ogni barbarie. LItalia, che non ha nemmeno lontanamente l'autosufficienza energetica dell'America, ed già abbastanza preoccupata della situazione in Libia, dalla quale dipende l'approvvigionamento petrolifero della Penisola, dovrà fare i conti con la realpolitik. Ci sono già mercenari russi schierati in Cirenaica, pronti a farci pagare il conto delle sanzioni economiche imposte a Mosca.