Soldi in tasca
Pensioni, la rivoluzione del 1° gennaio fascia per fascia: una sorpresa clamorosa, ecco chi gode
Alleluja, alleluja... Finalmente una buona notizia. Nel 2022 le pensioni degli italiani aumenteranno dell’1,7%. Tutto merito delle tanta deprecata inflazione che avendo avuto un balzo in avanti nel 2021, causa aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia, porta anche a una rivalutazione dell’assegno previdenziale. Insomma, non tutti i mali vengono per nuocere e visto che il carovita sta ancora galoppando è possibile che l’anno prossimo l’1,7% di cui sopra venga ritoccato al rialzo. Il meccanismo, infatti funziona così. A novembre il governo comunica attraverso un decreto ministeriale "il numerino" (quest' anno appunto l'1,7%) da applicare per rivalutare le pensioni future.
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Quella percentuale però fa riferimento all'inflazione dei primi nove mesi dell'anno e dà solo una stima sugli ultimi tre. Si tratta quindi di un dato provvisorio che viene integrato all'inizio dell'anno dopo. Ma le novità non finiscono qui. L'aumento in base all'inflazione, infatti, non si applica a tutto l'importo dell'assegno, ma a percentuali che variano in base all'entità della pensione. E dal prossimo anno finisce finalmente la tagliola che dal 2012, a partire dagli interventi Monti-Fornero, aveva pesantemente decurtato gli assegni al di sopra di due volte il minimo ritoccando verso il basso tutte le aliquote di calcolo della rivalutazione. Nel 2022 si torna al meccanismo delle fasce, simile agli scaglioni Irpef, e a tre aliquote che ammorbidiranno le penalizzazioni per gli importi medio-alti. In soldoni: fino a quota 2.062 euro la rivalutazione non subisce riduzioni.
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Chi invece supera questa soglia registra delle piccole decurtazioni. Da 2.062 euro a 2.577 l'adeguamento vale per il 90% dell'1,7% (1,530%) mentre la parte eccedente i 2.577 euro viene rivalutata dell'1,275%, il 75% dell'1,7%. Un bel rompicapo. Per cui leggendo la tabella a fianco sarà molto più semplice capire fino a che punto si può festeggiare. In fondo alla classifica - ma non poteva essere diversamente - troviamo i destinatari del trattamento minimo e dell'assegno sociale: i primi guadagnano nove euro al mese, passando da 515,58 a 524,34 euro, i secondo meno di 8 euro, da 460,28 a 468,10 euro. Poi si sale, pian piano. Chi riceveva un assegno di 700 euro nel 2021, nel 2022 ne guadagnerà 712. Vuol dire che in un anno porterà a casa 150 euro in più. Chi invece ne prendeva 2.062 vedrà il suo conto in banca lievitare di 35 euro al mese: si passa da un assegno di 2.062 euro a quota 2.097. Una mini quattordicesima da 450 euro in un anno. Che raggiunge quota 700 euro se l'assegno è di 3.500 euro (54 euro in più al mese) e 950 euro per chi ha una pensione da 5 mila euro. Attenzione però. Se state già programmando come investire le rivalutazioni, per qualcuno inattese, fermatevi e guardate le stime dell'inflazione per l'anno a venire. Nella fase iniziale del 2022 il carovita continuerà a galoppare, mangiandosi una parte del tesoretto in arrivo. È l'inflazione bellezza.