Così non va
Riforma del catasto, le mani di Mario Draghi sulle nostre case: salasso assicurato le seconde abitazioni
Qualcuno la definisce una chimera, altri parlano di ossimoro, i meno forbiti usano la parola irrealizzabile. Ma alla fine ci è caduto anche lui, economista, di solida formazione e di comprovata esperienza. Pure Mario Draghi si è avventurato nell'insidiosissimo e un po' surreale terreno della «riforma del catasto ad invarianza di gettito», il che è già una roba complicatissima. Ma il premier, illustrando la Nota di aggiornamento al Def, è andato addirittura oltre, sostenendo che «nessuno pagherà di più e nessuno pagherà dimeno». Una bugia? Una ingenuità? Un maldestro tentativo di far digerire l'annuncio ad un centrodestra che sul fisco è già da settimane sul piede di guerra? La verità è che l'Europa ci chiede da sempre di rivalutare gli estimi e ora che ci ha riempito di miliardi lo pretende. E il premier, avendo assicurato a destra e a manca che questo governo non aumenterà le tasse e avendo spiegato a chiare lettere che questo è il «non è il momento di prendere i soldi, ma di darli» non poteva dire altro che quello che ha detto. Ma questi sono dettagli. Quello che conta è la sostanza del suo annuncio. E cioè che le nostre case tornano di nuovo nel mirino del fisco. Di riforma del catasto si parla da decenni, c'è stata la legge delega del 1996, poi quella del 2014, successivamente è ricomparsa nel Def del 2016 e nella Nadef del 2019. Sempre nel nome dell'equità, intendiamoci. Lo stesso Draghi ha spiegato che nessuno deve temere, che si tratta di una operazione «trasparenza» per svecchiare un sistema di estimi e di calcolo impositivo farragginoso e ormai completamente slegato dalla realtà. Il che può anche essere vero. Ma la storia ci ha insegnato che tutti i tentativi portati avanti finora alla fine si sono infranti sull’inevitabile constatazione: adeguare le rendite immobiliari ai valori di mercato è un’operazione che lascia sul campo morti e feriti.
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MORTI E FERITI
In altre parole, portare a termine la missione senza sparare un colpo è un’ipotesi non contemplata. «La neutralità (fiscale, ndr) implica necessariamente che alcuni contribuenti vedranno diminuire la pressione fiscale e altri la vedranno aumentare», dichiarava qualche anno fa l’allora direttore dell’Agenzia delle Entrate, Antonino Maggiore. «Posto che l’invarianza di gettito sarà calcolata su base territoriale rimodulando le quote che sono locali», diceva il suo predecessore Rossella Orlandi, «qualcuno pagherà di meno, qualcuno di più». Questo nell'ipotesi migliore. In quella peggiore la stangata arriva per tutti. Le simulazioni del passaggio di calcolo dai vani ai metri quadri e della rivalutazione delle rendite ai valori di mercato parlano di aumenti che, nei centri urbani, possono arrivare fino al 190%. Ma senza un intervento chirurgico e millimetrico sul groviglio di aliquote locali gli aggravi peseranno, seppure in misura minore, anche su chi risiede nei comuni più piccoli. Senza contare che gli effetti supereranno anche il perimetro della tassazione immobiliare.
MAZZATA SUI BONUS
Draghi, per rassicurare chi vive nella propria abitazione (e si tratta di circa una ventina di milioni di famiglie, il 75% del totale), ha spiegato che per le prime case, esentate dall'Imu, non cambierà nulla. Purtroppo non è così. Certo, a subire la mazzata più violenta saranno i possessori di seconde case e chi utilizza l'immobile a scopo professionale, ma anche per gli altri sono in arrivo brutte sorprese. Si dà il caso, infatti, che il valore della casa di proprietà sia uno dei parametri su cui si calcola l'Isee. Un recente studio della Uil ha dimostrato che su questo fronte gli aumenti possono arrivare fino al 650%. In pratica chi ha un Isee di 11mila euro potrebbe trovarsi da un giorno all'altro con un indicatore di 87mila euro. Sapete tutti cosa significa: perdere i farmaci gratuiti, l'assistenza domiciliare, lo sconto sulle rette scolastiche, i mille bonus erogati dal governo. Insomma, anche se nessuno pagherà di più per la casa, il conto sarà lo stesso salato.
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