Fiat, nel 2012 stop a Termini
Il governo non intende mollare su Termini Imerese e convocherà un tavolo di confronto con i vertici Fiat. Ma sulla fabbrica siciliana l’ad del Lingotto, Sergio Marchionne, sembra avere le idee piuttosto chiare: stop alla produzione di auto alla fine del 2011. Questo, in sintesi, l’esito dell’atteso incontro di ieri a Roma a palazzo Chigi sul piano industriale Fiat. Incontro, che si è risolto con un sostanziale nulla di fatto, al termine del quale il ministro per lo Sviluppo, Claudio Scajola, ha tentato di mostrare i denti. Nessun passo indietro, comunque, da parte di Marchionne. Per il ministro è cruciale «preservare il polo industriale di Termini Imerese e la professionalità dei lavoratori». Il manager, però, ha parlato di «condizioni di svantaggio competitivo» per Termini Imerese. «Lo stabilimento è in perdita e la Fiat non può più permetterselo». In ogni caso «siamo disposti - ha chiarito Marchionne - a discutere proposte di riconversione con la regione Sicilia e con gruppi privati e a mettere a disposizione lo stabilimento». Contatti, nei giorni scorsi, erano stati avviati con i cinesi di Chery Automotive e con gli indiani di Tata. E nonostante le smentite di Pechino, la pista Chery ieri è circolata insistentemente a palazzo Chigi. Il dossier, comunque, resta aperto. Chiusure a parte, Fiat non vuole abbandonare l’Italia e ha promesso di voler investire ben 8 miliardi di euro nei prossimi 2 anni. Senza dettagli, l’ad ha parlato di «piano ambizioso». L’obiettivo, del resto, è aumentare del 50%, da 650mila fino a 1 milione di vetture, la produzione nel nostro Paese. L’altra novità riguarda Pomigliano d’Arco, da tempo osservato speciale. Ieri l’ultimatum di Marchionne. Che non ha chiuso all’ipotesi di spostare lì la produzione della nuova Panda, ma ha avvertito che l’operazione «costa centinaia di milioni». Come dire che il rischio di chiusura anche per la fabbrica in Campania è alto. Senza dimenticare che «la ristrutturazione comporterà, per i lavoratori, ulteriore inattività». Per questo motivo Fiat ha chiesto un prolungamento del sostegno al reddito. Il top manager del Lingotto ha precisato che «questa soluzione, pur comportando un impegno per tutti, è l’unica strada, anche se non è ottimale dal punto di vista industriale». I sindacati rispettano alla lettera il copione e dichiarano guerra: «I piani di conversione sono calci nel sedere agli operai». È stata senza mezzi termini la reazione degli operai siciliani assiepati davanti palazzo Chigi. Ma in serata è arrivata anche quella di Raffaele Lombardo: «Non permetteremo a Marchionne», ha detto il governatore della Sicilia, «di calpestare con cinica ironia la nostra dignità». Di qui l’appello al governo affinché provveda al «taglio di qualsiasi incentivo alla Fiat». di Francesco De Dominicis