In trappola
Fisco, neanche il Covid lo ferma. Stangata al nostro portafogli: l’analisi dell’imprenditore Andrea Pasini
Neanche il tempo di goderci un po’ di meritato relax dopo un anno e mezzo di restrizioni e obblighi, ed ecco che arriva l’ennesima stangata al nostro portafogli. A raccontarlo è l’Unqdcec il sindacato dei giovani dottori commercialisti fiscali che ha evidenziato come entro fine agosto «ci troveremo ad affrontare ben 163 adempimenti fiscali».
Io sono Andrea Pasini un giovane imprenditore di Trezzano Sul Naviglio e credo che la maggioranza degli italiani si sia realmente stancata di vedersi vessare da un numero sempre maggiore di obblighi fiscali che pandemia o non pandemia ci troviamo ogni anno che passa a dover pagare senza avere in cambio dallo stato i servizi minimi che dovrebbe garantire ai cittadini ed appare inoltre sempre più difficile mantenerne le scadenze. Secondo il presidente del sindacato, Matteo De Lise, è fondamentale che nella prossima riforma del fisco ci sia una revisione del calendario delle scadenze.
Alcuni degli adempimenti che dobbiamo rispettare in questo periodo? Il versamento periodico sulle accise, l'imposta sulle assicurazioni, la liquidazione e il versamento dell'Iva mensile di Luglio 2021 e del secondo trimestre 2021, ma anche il pagamento delle ritenute operate a luglio relative ai redditi da lavoro dipendente (ed assimilati). Tutto questo senza dimenticare le addizionali comunali, provinciali e regionali all'Irpef dei lavoratori dipendenti, e la contribuzione previdenziale Inps (commercianti-artigiani, dipendenti ed iscritti alla Gestione separata).
E se il 15 settembre è il giorno in cui è stata fissata dal decreto Sostegni-bis con la conseguente proroga delle imposte sui redditi, il saldo e primo acconto per diverse categorie di soggetti (persone fisiche, società di persone e di capitali), a non essere invece slittato è il termine di presentazione della dichiarazione dei redditi per chi intende avvalersi del contributo a fondo perduto "perequativo": la data stabilita è il 10 settembre, i commercialisti hanno invocato in più occasioni il rinvio al 31 ottobre per le "notevoli complessità" dell’obbligo.
A ma non finisce qui. Accanto alle scadenze "ordinarie" come l'Esterometro, che prevede la comunicazione dei dati delle fatture emesse, o ricevute da chi risiede fuori dal territorio italiano, nonché l'istanza di rimborso/compensazione dei crediti Iva per il secondo trimestre dell'anno, troviamo anche necessità di inviare all'Agenzia delle Entrate i dati concernenti le vendite di beni (soggetti ad Iva) a distanza, tramite piattaforme digitali.
Insomma, invece che diminuire le tasse lo stato continua ad aumentarle. Molti partiti politici fanno proposte che vanno nella direzione di tagliare significativamente le tasse nel nostro Paese, ma fino a che queste proposte rimarranno solo degli slogan elettorali la situazione continuerà costantemente a peggiorare.
Purtroppo per noi cittadini, alla fine, il risultato è sempre lo stesso. Le tasse aumentano di anno in anno e nessuno si impegna per studiare e mettere in pratica un sistema che possa concretamente invertire la rotta.
Il legislatore e la macchina burocratica dello Stato con i suoi tecnici in testa ancora non si sono resi conto (e non ci vuole di certo un esperto in economia per capire) che se si continua ad aumentare le tasse, l’evasione continuerà anche essa a crescere.
Questo dilagante problema nasce anche dal fatto che se una persona già in difficoltà economica si trova a decidere se comprarsi da mangiare, se non far fallire la propria attività, o pagare delle tasse troppo alte arrivate oserei dire a livelli realmente vessatori sceglierà sempre la prima opzione e io non mi sento di criminalizzarla.
È una questione meramente di salvaguardia della vita della persona e della propria famiglia. Lo Stato non può persistere nello spremere i propri cittadini, continuando a tassarli, e per giunta senza garantire loro i servizi essenziali che queste tasse dovrebbero finanziare.
Uno Stato serio dovrebbe abbassare la pressione fiscale consentendo ai cittadini di poter avere la possibilità di rimettere in circolo i soldi risparmiati così da poter ridare slancio all’economia e agli investimenti. Più soldi lo Stato lascia nel circuito sociale ed economico e più aumenterà la ricchezza dei cittadini e di conseguenza più crescerà l’economia. Ma quanto dovremo aspettare perché qualcuno nei palazzi del potere capisca questa semplice ed elementare strategia economica?