Nodi da sciogliere
Banche, cosa può succedere agli sportelli Mps se Unicredit dovesse acquistare il Monte
Unicredit potrebbe rilevare 1.250 sportelli su 1.400 dal gruppo Monte dei Paschi di Siena. Così un centinaio di filiali potrebbero passare al Mediocredito Centrale (che controlla la Popolare di Bari) creando così un polo bancario del Sud. Stessa sorte anche per altri 30-40 sportelli per i quali era già prevista la chiusura perché non redditizi nell’ambito del piano di chiusure già in corso.
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"Intanto il meccanismo del fondo esuberi ha consentito di mandare in pensione, su base volontaria, circa 70mila bancari senza il pericolo del licenziamento. Questa prospettiva potrebbe, in parte, allentare le polemiche in vista del passaggio di Mps ad Unicredit dove, però, sono previsti 5mila esuberi", scrive il Giornale. Negli ultimi dieci anni il settore del credito a livello europeo ha registrato circa 360mila licenziamenti, nello stesso periodo di crisi le banche italiane non hanno licenziato nessuno.
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"Nel caso di Mps, serve un finanziamento da parte del Tesoro che ha il 64% della banca: il Tesoro dovrà dare del denaro a Mps che girerà quei soldi al fondo. Non c’è ragione — spiega Lando Maria Sileoni, segretario generale di Fabi, il principale sindacato del settore - di alimentare paure sulla trattativa, al di là di qualche aspetto da definire, è un’operazione analoga a quella del 2017 per il salvataggio delle banche venete da parte di Intesa Sanpaolo, quando lo Stato intervenne con oltre 5 miliardi". Tra i nodi ancora da risolvere del possibile accordo figurano le modalità di utilizzo e di sopravvivenza del marchio Mps, connesso al destino stesso della direzione generale che a Siena conta 2.500 dipendenti. Chiede rassicurazioni il sindaco senese, Luigi De Mossi. "Attendo chiarezza e una strada precisa da percorrere. Non siamo al supermercato, respingo fortemente l’idea che questa città rimanga supina di fronte a qualsiasi decisione. No alla macelleria sociale, si dia modo a questa banca di poter vivere".
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