Smentita tra toghe
Inps, la sentenza in Cassazione: incassare la pensione di un morto? Si può: "Se non si comunica il decesso..."
Se due coniugi di una certa età hanno un conto corrente cointestato sul quale viene erogata la pensione e il titolare del trattamento viene a mancare, il coniuge superstite non è tenuto a comunicare il decesso all’Inps. Per il semplice fatto che la legge non glielo chiede. E se non è richiesto dalla legge, non è obbligatorio. Pertanto, se l’Istituto continua ad erogare la pensione è un problema suo e di chi avrebbe dovuto tenerlo al corrente, non certo di chi la incassa. Il quale non è perseguibile per alcun reato.
Lo spiega una recente sentenza della Cassazione, contrastante con quanto stabilito dalla stessa Suprema Corte in passato. I giudici hanno ricordato che non è compito del cointestatario del conto corrente informare l’Inps del decesso del congiunto: tale pratica spetta al Comune tramite l’ufficio anagrafe e al medico mortuario. Insomma il coniuge o il figlio che aveva il conto in comune con il defunto può incassare la pensione del parente morto senza rischiare di essere accusato del reato di indebita percezione di erogazioni ai danni dello Stato. Almeno finché gli uffici comunali o il medico non avranno condiviso con l’Inps la notizia del decesso del titolare del trattamento.
Diverso è il caso se si nasconde la morte del parente pensionato per continuare a percepire soldi: in questo caso, ci sono i presupposti per essere perseguiti dalla legge. Ma se il cittadino fa le cose per bene, comunica all’anagrafe il decesso della persona cara ed il Comune non avverte l’Inps, ha il diritto di continuare a percepire la pensione del caro estinto. La rivoluzionaria sentenza è stata pronunciata dalla VI Sezione penale della Corte di Cassazione.
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