Addio, presidente
Mario Draghi, l'ultima mossa salva-Europa: rilancia il Quantitative Easing
Per l'Eurozona "i rischi per le prospettive di espansione restano orientati al ribasso per via della prolungata presenza di incertezze connesse a fattori geopolitici, alla crescente minaccia del protezionismo e alle vulnerabilità nei mercati emergenti", spiega Mario Draghi, presidente della Bce, al termine della riunione del Consiglio direttivo. "Un significativo livello di stimoli monetari continua a essere necessario affinché le condizioni finanziarie rimangano molto favorevoli e sostengano l'espansione dell'area dell'euro, continuino a far rialzare i prezzi e lo sviluppo dell'inflazione sottostante nel medio termine". "I Paesi ad alto debito pubblico devono rinforzare i loro cuscinetti fiscali e tutti i Paesi dovrebbero aumentare i loro sforzi per raggiungere una composizione delle finanze pubbliche più orientata alla crescita", continua Draghi. Nonostante segnali di peggioramento dello scenario economico dell'Eurozona "non siamo ancora al momento" di dover varare nuovi strumenti, perché "reputiamo ancora abbastanza bassi i rischi di recessione", continua Draghi. Leggi anche: "Perché Salvini deve stare attento a Mario Draghi": il report del sondaggista Piepoli fa tremare la Lega Al momento il Consiglio direttivo si attende che i tassi di interesse di riferimento della Bce si mantengano su livelli pari o inferiori a quelli attuali" almeno fino a tutta la prima metà del 2020 "e in ogni caso finché sarà necessario per assicurare che l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine". La Bce apre quindi alla possibilità di un nuovo Quantitative easing. Infatti, davanti a un'inflazione "costantemente al di sotto dei livelli" previsti dal mandato della Bce, il Consiglio direttivo ha sottolineato la necessità di una politica monetaria "molto accomodante per un periodo di tempo prolungato" ed "è pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti".