Spettri all'orizzonte
La Ue vede nero per l'Italia: disoccupazione e debito record
Anche l'Ue, per l'Italia, vede un futuro nero: peggiorano le stime sulla crescita economica del Belpaese nel 2013: dall'1,3% previsto la scorsa primavera, si passa oggi a un calo dell'1,8% del Pil. Allo 0,7% la stima del Pil 2014. Le auorità di Bruexelles spiegano che "la recessione potrebbe essere al punto di svolta. Dopo una forte contrazione nel 2012-2013, l'attività si riprenderà gradualmente nel 2014-2015". Dalla recessione a una debole ripresa: un quadro tutt'altro che esaltante. Il Pil - Secondo Bruxelles, il calo delle stime sulla crescita è dovuto in primis alla maggiore riduzione degli investimenti e da un contesto esterno meno dinamico, nonchè "da un apprezzamento più forte del tasso di cambio". Questa, in sintesi, la valutazione della Commissione europea, che sottolinea come "l'apprezzamento dell'euro pesa sulla competitività dei prezzi". L'Europa dà ragione all'Istat, che ieri aveva previsto una crescita 2014 al +0,7% e boccia le più rosee previsioni del ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni, che prevedono per il prossimo anno un +1,2% del Prodotto interno lordo. Il debito - Bruxelles suona un nuovo campanello d'allarme per l'Italia, che sta "nuovamente rallentando" sul percorso di risanamento dei conti pubblici "dopo i grandi sforzi compiuti nel 2012". L'Europa, insomma, vorrebbe stangarci ancora. Sono state riviste al ribasso anche le stime deficit-Pil: al 3% quest'anno, rispetto al 2,9% indicato nelle previsioni della scorsa primavera. Il rapporto viene previsto al 2,7% nel 2014, rispetto alla precedente stima del 2,5 per cento. La disoccupazione - Cattive notizie anche dal fronte della disoccupazione. Secondo Bruxelles, nel 2013, in Italia si attesterà al 12,2%, per poi salire al 12,4% nel 2014 e tornare a scendere, ma solo al 12,1%, nel 2015. Nell'Eurozona, a fine 2013, la disoccupazione sarà al 12,2%, e resterà invariata per tutto il 2014, per poi calare all'11,8% nel 2015. Secondo Bruxelles, infine, "gli sviluppi del mercato del lavoro tipicamente seguono quelli del Pil di mezzo anno o più".