economia
"Sì a ferie e tredicesima", vittoria per ex rider Foodora
Torino, 11 gen. - (Adnkronos) - Tredicesima, ferie e malattia "come da contratto collettivo". Ribaltando la sentenza di primo grado, la Corte d'Appello di Torino ha parzialmente accolto l'appello di 5 ex lavoratori Foodora, società tedesca di food delivery, che avevano perso il lavoro a seguito delle proteste, scattate nell'autunno del 2016 per iniziativa di alcuni rider, che chiedevano un miglioramento delle condizioni di lavoro sia sotto l'aspetto economico che normativo. Lo scorso aprile il tribunale, in primo grado, aveva respinto tutti i punti del ricorso dei lavoratori in bici, che chiedevano il riconoscimento di lavoro subordinato e denunciavano mancate tutele di sicurezza, oltre alla violazione della privacy. Questo pomeriggio la corte ha riconosciuto "il diritto degli appellanti a vedersi corrispondere quanto maturato in relazione all'attività lavorativa da loro effettivamente prestata in favore di Foodora sulla base della retribuzione diretta, indiretta e differita stabilita per i dipendenti del quinto livello del contratto collettivo logistica-trasporto merci, dedotto quanto percepito". Nella sostanza alle somme che sono già state percepite dai lavoratori, bisognerà aggiungere la differenza fino ad arrivare alla retribuzione prevista dal contratto. Alla lettura della sentenza in aula i rider presenti hanno esultato. "La sentenza di oggi - ha commentato Sergio Bonetto, uno dei legali dei ricorrenti - sancisce la fine del fatto che persone che lavorano possono essere pagate niente o quasi. Il resto si vedrà". "Questa sentenza - ha aggiunto un altro legale, Giulia Druetta - sta dicendo a queste finte nuove aziende che di nuovo non hanno nulla che non possono pagare una miseria i lavoratori che vanno invece retribuiti secondo quanto prevede il contratto collettivo. Sul resto delle questioni, privacy, sicurezza e licenziamenti, aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza per decidere se andare avanti oppure no"."Siamo molto contenti - ha commentato uno dei ricorrenti - questa sentenza, al di là dell'aspetto giuridico, apre spazi di discussione su una questione che riguarda molti lavoratori . Noi siamo solo 5 ma ci abbiamo messo la faccia e il risultato è importante perché dietro di noi c'è un esercito di persone che lavora in condizioni inaccettabili".