Non tornano i Conti

Manovra, Corte dei Conti: "Troppe tasse sulla casa e taglio del cuneo iniquo"

Luciano Capone

Solo pochi giorni fa il premier Enrico Letta ha dichiarato urbi et orbi che il suo è stato il primo governo ad abbassare le tasse. Era evidentemente una bugia e la smentita alla sua affermazione è arrivata poco dopo con la pubblicazione delle tabelle della legge di stabilià che indicano 7,2 miliardi di nuove imposte e solo 4,2 miliardi di minori spese, quindi 3 miliardi di tasse in più. Taglio iniquo - Ora la bocciatura della manovra è arrivata anche dalla Corte dei Conti. A proposito del tanto strombazzato taglio del cuneo fiscale di 14 euro al mese, il presidente della Corte Raffele Squitieri sostiene che si tratta di "un risultato significativo, ma che lascia sostanzialmente inalterata la posizione dell’Italia nella graduatoria europea sul peso del cuneo fiscale", quindi è quasi ininfluente. Inoltre il capo dei giudici contabili, nel corso dell'audizione sul ddl stabilità davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, ha aggiunto che il taglio del cuneo fiscale ha “un perimetro limitato” e comporta “evidenti problemi distributivi e di equità”, in quanto esclude dai benefici “oltre ai lavoratori autonomi – ha proseguito Squitieri – anche gli incapienti e i pensionati, ossia 25 milioni di soggetti che comprendono evidentemente anche le categorie in maggiori difficoltà economiche”. In sostanza il taglio predisposto da Letta e Saccomanni sarebbe inifluente, distorsivo, discriminatorio ed iniquo. L'Istat: 10 euro in più al mese - Sul cuneo fiscale, anche l'Istat frena gli entusiasmi. Lo sconto medio derivante dalla riduzione del cuneo "è pari a 116 euro annui per   beneficiario su scala nazionale, ed è maggiore della media per i lavoratori e i collaboratori che appartengono a famiglie con redditi bassi, medio-bassi e medi", ha spiegato il presidente dell'Istat Antonio Golini in audizione al Senato. Ancora meno, dunque, dei 14 euro annunciati e che Letta aveva contestato, sostenendo che fosse una stima al ribasso.  Tasi peggio dell'Imu - Tornando all'allarme della Corte dei Conti, c'è poi il rischio dell’aumento dell’imposizione fiscale, soprattutto “sul versante del patrimonio immobiliare” e con particolare riguardo alla “Tasi, che moltiplica il suo peso rispetto a quello incorporato nella vecchia Tares e che, lasciando ai comuni la facolta di rideterminare l'aliquota, crea il presupposto di aumenti di prelievo da parte degli enti locali con aliquota Imu inferiore al massimo previsto dalla legge". Aspettativa di crescita esagerata - La Corte inoltre avvisa Letta e Saccomanni che ''per quel che attiene all'economia nazionale, sia ancora alta la probabilità che si realizzi un quadro meno favorevole di quello prospettato dal governo, e con scostamenti crescenti nel tempo''. In pratica il consolidamento dei conti pubblici è basato tutto su un’aspettativa di crescita nei prossimi anni che è poco realistica. Il giudizio serio e misurato dei giudici è una bocciatura della manovra del governo.