economia
Spread, l'allarme di Bankitalia
Roma, 23 nov. (AdnKronos) - Lo spread pesa su debito, famiglie e banche. E' quanto rileva la Banca d'Italia nel rapporto sulla Stabilità finanziaria. "Incrementi elevati e persistenti dei premi per il rischio sui titoli di Stato hanno una serie di conseguenze negative - sottolinea Palazzo Koch - ostacolano il calo del rapporto debito/pil, riducono il valore della ricchezza delle famiglie, frenano e rendono più oneroso il credito al settore privato, peggiorano le condizioni di liquidità e la patrimonializzazione di banche e assicurazioni". Dalle analisi contenute nell'ultimo rapporto della Banca d'Italia si evince che i rialzi dello spread ad oggi hanno eroso la ricchezza delle famiglie italiane per circa il 3,5%, pari a circa 145 miliardi. "Il calo dei prezzi delle attività - si evidenzia - ha determinato una riduzione del valore della ricchezza finanziaria delle famiglie che alla fine di giugno era inferiore del 2 per cento (poco meno di 85 miliardi) rispetto alla fine del 2017, nonostante i significativi investimenti netti (oltre 24 miliardi)". Inoltre, "l’incremento dei tassi all’emissione dei titoli di Stato ha determinato negli ultimi sei mesi un’espansione della spesa per interessi di quasi 1,5 miliardi rispetto a quella che si sarebbe avuta con i tassi che i mercati si aspettavano in aprile; costerebbe oltre 5 miliardi nel 2019 e circa 9 nel 2020 se i tassi dovessero restare coerenti con le attuali aspettative dei mercati". Bankitalia sottolinea che "un rialzo pronunciato e persistente dei rendimenti, a parità di tassi di crescita nominale dell’economia, aumenta il rischio che la dinamica del debito si collochi su una traiettoria crescente". E avverte: "In Italia i maggiori rischi per la stabilità finanziaria derivano dalla bassa crescita e dall’alto debito pubblico" e "il rialzo dei tassi di interesse sul debito pubblico registrato da maggio rischia di vanificare l’impulso espansivo atteso dalla politica di bilancio". I forti rialzi dei rendimenti dei titoli pubblici sono stati determinati, secondo Palazzo Koch, dall’"incertezza sull’orientamento delle politiche economiche e di bilancio" e "vi hanno contribuito timori degli investitori riguardo a un’ipotetica ridenominazione del debito in una valuta diversa dall’euro. Le condizioni di liquidità del mercato secondario dei titoli di Stato sono più tese rispetto ai primi mesi dell’anno ed è aumentata la volatilità infragiornaliera delle quotazioni". Per via Nazionale, però, "la capacità del nostro Paese di fronteggiare shock finanziari avversi è comunque sostenuta da diversi elementi positivi: l’indebitamento del settore privato è tra i più bassi nell’area dell’euro; la posizione debitoria netta verso l’estero continua a ridursi beneficiando dell’ampio avanzo commerciale; l’elevata vita media residua del debito pubblico attenua la trasmissione dell’aumento dei rendimenti dei titoli al costo del debito". "La situazione finanziaria delle famiglie rimane solida, benché il calo delle quotazioni dei titoli abbia già determinato una contrazione del valore della loro ricchezza. Le condizioni patrimoniali delle imprese sono migliorate negli ultimi anni, anche se il rallentamento ciclico frena la crescita degli utili" aggiunge l'istituto centrale.