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Manovra: Industriali Vicenza, governo gioca d'azzardo sulla nostra pelle

AdnKronos

Vicenza, 22 nov. (AdnKronos) - "Escludendo, per carità di patria, che si tratti di dolo, certe scelte sono evidentemente frutto di una mancata conoscenza di come funzionano le imprese, di come funziona l’economia, dell’impatto sociale che le aziende hanno sul territorio. Allora i membri del Governo, in particolare il Ministro dello Sviluppo economico ma anche quello delle Infrastrutture, vengano a confrontarsi con gli imprenditori, vengano in Veneto, qui a Vicenza, apriremmo loro le porte per fargli conoscere realtà e persone straordinarie che possono fargli toccare con mano di cosa ha bisogno un ecosistema industriale moderno per poter competere con i tedeschi, i francesi, gli americani, i cinesi". Così il Presidente di Confindustria Vicenza Luciano Vescovi commenta la bocciatura dell’UE alla manovra economica. "Ma oggi, in questa Manovra e nel relativo dibattito politico in cui un giorno di dice una cosa e il giorno dopo il contrario: dov’è il tema della crescita? Dove sono gli investimenti? Un piano di politica economica e industriale di medio-lungo termine c’è? Quali sono le direzioni in cui il Governo vuole far sviluppare il Paese? O dobbiamo presumere che lo sviluppo sia dato una misura assistenziale come il reddito di cittadinanza che Svimez, l'associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, stima possa ricadere per ben il 30% proprio nel principale bacino elettorale del Ministro dello Sviluppo? O pensiamo che lo sviluppo sia Alitalia che dopo tre fallimenti potrebbe tornare nell’alveo del controllo statale?", si chiede Vescovi. "A scanso di equivoci, a noi non interessano le bandiere, interessano i fatti, siamo stufi della politica dei tweet e degli annunci. E ad oggi vediamo: un’alternanza scuola lavoro depotenziata, un piano 4.0 tagliato non solo per quanto riguarda il superammortamento ma anche la formazione, un decreto dignità che ha reso rigido un mercato del lavoro che stava gradatamente inserendo molti giovani, uno sforamento del debito a fronte di spese correnti anziché di investimenti e di stime di crescita, ahimè, eccessivamente ottimistiche - stigmatizza - Senza contare che il 22 ottobre speravamo di avere buone nuove sull’autonomia, invece, nonostante l’impegno che sentiamo di riconoscere al ministro Stefani, si è celebrato l’anno dal referendum plebiscitario e ancora stiamo aspettando che qualche ministro si convinca. Questi, ad oggi, sono i fatti".