I contatti tra Francoforte e Roma
Manovra, il retroscena: Mario Draghi e il colloquio con il governo e Paolo Savona sul rischio spread
I contatti tra il governo Lega-M5s e Banca centrale europea sono stati avviati da tempo, da quando l'esecutivo ha cominciato a parlare della manovra. E il tema dominante è sempre stato uno solo: i rischi per l'Italia se si fossero messi in dubbio l'adesione all'euro o si fosse varato un bilancio con troppa spesa corrente e senza prospettive di crescita verosimili. Leggi anche: L'idiozia di Di Maio, ira dei vertici della Lega: grillino messo a cuccia Riporta il Corriere della Sera in un retroscena che la Bce sapeva tutto. Si era parlato di un eventuale balzo violento dei rendimenti dei titoli di Stato, degli effetti negativi per la ripresa e per l'occupazione. Si era già parlato di un declassamento del debito da parte delle agenzie di rating. Lo stesso Mario Draghi ne aveva parlato in tempi non sospetti con Paolo Savona (e non con il ministro dell'Economia Giovanni Tria). Al ministro italiano per gli Affari europei, aveva illustrato i pericoli e i vincoli legali che impediscono alla Bce di varare un intervento solo Italia senza condizioni. Per questa ragione, a Francoforte le critiche che arrivano sempre più spesso dall'Italia (vedi Luigi Di Maio) lasciano di stucco. Per non parlare delle dichiarazioni di Savona: "Alla Bce dovrebbe spettare il compito di indicare soluzioni per evitare la crisi sistema bancario ed eventualmente intervenire. Se lo spread si innalza e nessuno interviene per calmierarlo, questo è un tipico compito delle banche centrali europee". Bisogna ora vedere se la Bce diventerà sempre di più il capro espiatorio del governo.