Alta tensione
Spread, la Lega accusa il M5s: "Colpa del reddito di cittadinanza"
Ai leghisti il reddito di cittadinanza voluto dai Cinque Stelle ha sempre fatto schifo. Nel marzo del 2017 Matteo Salvini ne parlava così: «Il reddito di cittadinanza che propongono i Cinque Stelle è una bufala. Il disoccupato italiano che ha diecimila euro sul conto in banca e un monolocale sarà costretto a garantire un reddito di immigrazione a chi è qui da poco tempo ed è sulla carta nullatenente. Più che un reddito di cittadinanza è un reddito di clandestinità». Giudizio ribadito anche a ridosso delle elezioni. Poi è andata come si sa, con il contratto di governo siglato assieme ai grillini e tutto il resto, ma la loro opinione non è cambiata. A maggior ragione adesso che si è scoperto che l’assegno mensile da 780 euro finirà pure nelle tasche degli immigrati residenti in Italia da dieci anni e di almeno 5mila rom. La differenza, rispetto a prima, è che i leghisti ciò che pensano sull’argomento non lo vanno più a dire in giro, perché i panni sporchi della maggioranza si lavano a palazzo Chigi. A meno che lo stress e lo spread non facciano saltare i freni inibitori, come è successo ieri mattina, quando una voce dal sen fuggita ha rischiato di provocare la prima vera crisi nella maggioranza. Leggi anche: "Pronti a chiedere i danni a Juncker": la guerra di Salvini LA GAFFE È scappata a Riccardo Molinari, il quale non è un leghista qualunque, ma il capo dei deputati di Salvini. Uscendo dalla presidenza del Consiglio assieme a Federico Romeo, suo pari grado al Senato, mentre la Borsa si avviava a prendere l’ennesima mazzata e il tasso di remunerazione del Btp saliva verso il 3,5%, Molinari ha detto a un gruppo di giornalisti quello che tanti nel suo partito pensano: «Tutto il caos dei mercati nasce dal reddito di cittadinanza, che ancora non si sa cosa sia. Le varie ipotesi di flat tax e quota cento sono state studiate con diverse declinazioni, invece l’elemento che manca di capire è in cosa consiste il reddito di cittadinanza: la platea, quale sarà il meccanismo...». Un’accusa di avventurismo e sciatteria lanciata in faccia agli alleati grillini, che buttata lì, nel momento più difficile, rischiava di essere fatale all’esecutivo. RETROMARCIA Un rapido scambio di messaggi con Luigi Di Maio e lo stesso Salvini ha chiesto spiegazioni a Molinari. Richiamato all’ordine, il capogruppo leghista è stato così obbligato a smentire in pubblico ciò che aveva sostenuto poco prima: «Mai detto che il caos dei mercati è causato dal reddito di cittadinanza. Il senso della mia dichiarazione è l’esatto contrario. I mercati non hanno motivo di agitazione ancor prima di capire che misure faremo». Concludendo con una professione di ortodossia gialloverde: «Il reddito di cittadinanza, la flat tax e la riforma delle pensioni fanno parte del programma di governo che vogliamo realizzare». Il cerotto è stato messo, ma la ferita resta e segna un ulteriore deterioramento nei rapporti tra le due forze che reggono il governo. QUESTIONI DI MONETA Non è stato l’unico dietrofront di una giornata convulsa. Uno, altrettanto clamoroso, ha visto protagonista Claudio Borghi, presidente della commissione Bilancio della Camera e anche lui esponente della Lega. «Sono straconvinto», ha detto di primo mattino a Radio Anch’io, «che l’Italia, con una propria moneta, risolverebbe gran parte dei propri problemi. Il fatto di avere il controllo sui propri mezzi di politica monetaria è condizione necessaria, ma non sufficiente, per realizzare l’ambizioso ed enorme programma di risanamento». Chiunque in Europa creda che il vero disegno del governo italiano consista nell’uscire dall’euro, ne ha trovato conferma in queste parole. La tensione è tale che l’agenzia finanziaria Bloomberg addebita la colpa della flessione dell’euro proprio alla sortita di Borghi, che pure si era premurato di ricordare che l’Italexit «non è nel contratto di governo». Deve intervenire Giuseppe Conte, per dire che «l’euro è la nostra moneta ed è per noi irrinunciabile». La situazione non migliora granché, ma senza l’intervento del premier sarebbe andata peggio. di Fausto Carioti