scenario nefasto

Antonio Pace, Morgan Stanley: "Attenti a credere che sia finita qui, il mercato ci farà rimpiangere il 2,4%"

Caterina Spinelli

"Il mercato si chiede: sarà qui il governo fra tre anni? E la risposta è no". La vede così Antonio Pace, fondatore e gestore del fondo hedge Morgan Stanley Investcorp Geo-Risk Macro Fund (fondo comune di investimento amministrato da una società di gestione), che rivela uno scenario nefasto dopo l'approvazione del deficit al 2,4%. "Il mercato ha girato in modo violento perché il deficit è oltre il consenso che era attorno al 2%. E poi perché non abbiamo i dettagli. Si sa che il deficit, in Paesi con poco debito, in un tempo ragionevole porta la crescita. Ma in un Paese ad alta leva come l'Italia, ha effetti espansivi sul Pil in un arco di più anni", spiega l'ex Credit Suisse al Corriere della Sera. Il riferimento è alla reazione di ieri, 28 settembre, dello spread che ha chiuso a 269 punti base e a Piazza Affari che ha lasciato il 3,72 per cento. Una risposta, questa, alla manovra approvata dai vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Leggi anche: Ecco tutti i tagli promessi dal Movimento 5 Stelle Il deficit, secondo molti, non è fatto per la crescita, ma per i voti. Dunque il risultato è la mancata fiducia da parte dei mercati: "Un conto infatti è il disavanzo per gli investimenti, come tagliare le tasse ai settori produttivi - ribadisce Pace - un altro è per aumentare la spesa, per esempio per pensioni e reddito di cittadinanza". Nonostante questo lo spread non si è innalzato tantissimo. "Nel 2011 siamo arrivati a 500 punti salendo prima a 200, poi a 300. Attenti a credere che sia finita qui. Giovedì l'asta dei Btp è andata molto bene per domanda e rendimenti. Ma chi ha comprato a 290, con lo spread a 325 dopo un solo giorno perde già milioni". Leggi anche: La figuraccia di Luigi Di Maio, trionfante dalla balconata di Palazzo Chigi Ma il 2,4% non è la causa del calo. Secondo il numero uno del fondo della banca Stanley, i gestori attivi guardano già ai suoi effetti: le tensioni sul debito si riversano sulle banche; se queste non prestano soldi, non ci sono investimenti, le persone non spendono e il pil ristagna. E allora quel 2,4% può diventare 2,8%-3-3,2% e potrebbero arrivare le sanzioni Ue, minacciate oggi senza fondamento".