Il mattone

Case svalutate per colpa delle tasse. Persino l'Europa se n'è accorta

Cristina Agostini

Di Imu e Tasi non si parla più tanto. Ma i 150 miliardi di balzelli che i governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni hanno scaricato sul groppone dei proprietari di case continuano a pesare come macigni sul nostro mercato immobiliare. Basta dare un' occhiata alle statistiche di Eurostat per avere un' idea. Nel Vecchio continente il mattone è ripartito alla grande. Nel primo trimestre dell' anno l' incremento dei prezzi è stato addirittura del 4,7% rispetto all' anno precedente, con picchi del 13,7% in Lettonia, del 13,4% in Slovenia e del 12,2% in Irlanda e Portogallo. L' euforia delle compravendite non riguarda, però, l' Italia, che, in splendido isolamento (tranne alcune realtà minori della Ue) continua a viaggiare con il segno meno, come se nulla fosse. IL CROLLO DEI PREZZI - Nel primo trimestre il calo è stato dello 0,4 sull' anno e dello 0,1 sul trimestre. Ed è persino un buon risultato. Se si toglie il 2016, infatti, quando i prezzi sono rimasti piatti, il nostro Paese ha collezionato, anno su anno, flessioni del 3,8% nel 2015, del 4,7% nel 2014, del 6,5% nel 2013 e del 2,5% nel 2012. Certo, c' è stata la crisi, la recessione, l' austerity di Bruxelles. Ma non è un caso che per trovare l' ultimo segno positivo dei prezzi bisogna andare indietro fino al 2011 (+1,4%), quando le abitazioni sono addirittura cresciute più della media dell' Unione europea. Quiz: cosa è successo tra il 2011 e il 2012? La risposta la conoscono più o meno tutti. Ed è quella che ci porta allo sportello del fisco locale tutti i 16 di giugno e di dicembre. A partire dal governo Monti, infatti, per i proprietari di casa è iniziato un vero e proprio calvario. Tra tasse sui servizi, tasse municipali, tasse sui rifiuti e chi più ne ha più ne metta, l' Italia è rapidamente scivolata non solo nelle classifica mondiali sull' imposizione fiscale degli immobili, ma anche in quelle più generiche sulla competitività. Come ha spiegato più volte il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, infatti, «l' ipertassazione patrimoniale sugli immobili ha causato effetti distorsivi sull' economia come mai era avvenuto in passato. Il valore degli immobili è crollato e con esso è stato distrutto il risparmio di intere fasce di popolazione». Della bomba esplosa sul patrimonio degli italiani si è accorta ieri anche la Bce. Nel consueto bollettino mensile l' istituto di Francoforte ha dovuto constatare per l' ennesima volta che il nostro Paese viaggia col freno a mano tirato e che i livelli precrisi sono ancora lontani. «I consumi in Italia e in Spagna non hanno ancora evidenziato una completa ripresa», si legge nel bollettino, anche se sono tornati a crescere dal 2013 in avanti. Al contrario in Germania e Francia sono di circa il 10% più alti rispetto al periodo pre-crisi. Un andamento che la Bce mette in relazione con quello dei redditi da lavoro dipendente che, sempre in Italia e Spagna, sono rimasti «significativamente inferiori rispetto a prima della crisi», con l' aggravante di una elevata insicurezza dei percettori di redditi da lavoro poco qualificato. EFFETTO RICCHEZZA - Pesano, certo, gli effetti della «moderazione salariale indotta dalla crisi e della disoccupazione rimasta su livelli elevati». Ma c' entra anche l' effetto-ricchezza che in Italia è da sempre legato alla casa. Se in Spagna la ricchezza immobiliare è precipitata del 30% durante la crisi ed ora è in ripresa, in Italia invece «è diminuita gradualmente» con un trend che continua tuttora. Un effetto ricchezza che si è via via sgonfiato intaccando i consumi, unito al fatto che in Italia il calo dei redditi da interessi (indotto dal calo dei tassi Bce) «è stato molto più ingente» che in altri Paesi, perché «le famiglie italiane detengono una quantità relativamente ampia di attività fruttifere di interessi e sono relativamente meno indebitate». «Alla buon' ora», ha commentato Confedilizia. E chissà che la notizia non rimbalzi anche sulle scrivanie dei super esperti della Commissione europea, dell' Fmi e dell' Ocse, che non perdono occasione per suggerire all' Italia di mettere un altro po' di tasse sulla proprietà. Come non ce ne fossero abbastanza. di Sandro Iacometti