Come far cassa
Recuperare soldi dal fisco:la guida di "Libero"
di Tobia De Stefano Se chiedi a un cittadino cosa vuole dal fisco, questi ti risponderà: equità, certezza e semplicità delle norme. E se sull’equità, con una tassazione sulle persone fisiche che supera il 40%, c’aveva messo una pietra sopra, forse qualche speranza in più l’aveva riposta nella certezza e nella semplicità. Almeno fino a quando il governo Letta non ha esasperato il contribuente, portandolo, a poche settimane dal pagamento della prima rata dell’Imu, a non sapere se dovesse o meno versare l’acconto. A quel punto qualcuno, circa in 100 mila secondo i calcoli dei Caf, ha pensato bene di pagarlo questo benedetto acconto, facendo compensazione nel 730 con i crediti (per esempio Iva) che vantava verso il fisco. Era suo diritto. Solo che poi ha scoperto, a distanza magari di qualche giorno, che Saccomanni e compagni avevano rinviato i versamenti mettendolo nei guai. E certo. Perché adesso dovrà rifare il 730 col rischio di perdere il credito fiscale se «sgarra» la data del 31 maggio. La storia, di strettissima attualità, dimostra quanto sia difficile orientarsi nei mille rivoli della tassazione italiana. E in tempi di dichiarazione dei redditi Libero ha provato a dare una mano ai contribuenti con una sorta di mini-guida alla giungla di deduzioni (operano sul reddito imponibile) e detrazioni (operano sull’imposta) da presentare in abbinato al 730 e al modello Unico. Il legislatore, del resto, ha disseminato tante piccole molliche di pane sul percorso del cittadino che paga le tasse, e sta a lui trovarle per raggiungere un tesoretto che per una famiglia tipo può essere quantificato tra i 3 e i 5 mila euro l’anno. Perché Monti ci aveva provato a usare la mannaia anche sugli abbuoni garantiti ai cittadini, ma alla fine (per fortuna) con risultati piuttosto scarsi. Nella tabella sopra c’è l’elenco completo con le condizioni minime da rispettare, e, per i più pigri, Libero ha fatto un lavoro di cesello. Ha messo in fila le agevolazioni più comuni, quelle sulle spese che una coppia, tra i trenta e quarant’anni con figlio e magari un animale domestico, quasi sempre affronta. Occhio solo ai tempi, perché quelli stringono. L’Agenzia delle entrate, infatti, ci dice che il modello 730 (pensionati, lavoratori dipendenti, ma anche chi è in mobilità o i soci di cooperative e i lavoratori socialmente utili) può essere presentato entro il 16 maggio (solo per il 2013) al proprio datore di lavoro o ente pensionistico oppure entro il 31 maggio a un Caf o a un intermediario abilitato (commercialisti, consulenti del lavoro ecc.). Mentre chi ha una partita Iva, chi possiede, oltre al reddito di lavoro dipendente anche redditi di impresa, deve presentare il Modello Unico entro e non oltre il 30 settembre. La famiglia media La nostra coppia «ideale» non ha tanti grilli per la testa ma bada alle cose concrete. Lui e lei lavorano e quindi non ci sono alternative all’asilo nido per il figlio. Bene, in questo caso sono previste detrazioni del 19% su una spesa massima di 632 euro. Se ne risparmiano 120. Poi, certo, a lei piacciono gli animali e al cane non poteva proprio rinunciare. Metti i vaccini e qualche malanno di stagione che ci impieghi un attimo ad andare dal veterinario. Niente paura, anche in questo caso il fisco ci abbuona (sempre al 19%) una parte delle spese mediche entro un tetto di 387,34 euro e con una franchigia di 129. E sono altri 50 euro. Quisquiglie si dirà. Perché, come al solito, la parte grossa delle spese e quindi anche degli aiuti fiscali riguardano la casa. Sconti sul mattone E così il mutuo per l’acquisto della prima abitazione con la detrazione del 19% sugli interessi passivi e gli oneri accessori (spese notarili, spese di istruttoria, perizia tecnica ecc. ma solo per il primo anno) fa tanto. Occhio, però. Perché c’è un massimale di 4 mila euro (da suddividere tra i vari cointestatari). E quindi se facciamo il 19% di 4 mila euro ci accorgiamo che la riduzione di imposta massima applicabile è di 760 euro. Per comprare casa però ho pagato anche una commissione mica da ridere al mio agente immobiliare. Bene, pure in questo caso il legislatore ci riconosce la solita detrazione al 19% su mille euro. Che fa 190 di sconto. E non è finita. Perché l’abitazione a meno che non sia nuova di zecca, va quasi sempre ristrutturata e personalizzata. E qui viene il bello. Ristrutturazioni La principale novità dell’anno è sicuramente la detrazione sui lavori di ristrutturazione. I proprietari di case e gli inquilini che hanno effettuato lavori di riqualificazione dell’appartamento e che hanno pagato l’impresa dal 26 giugno al 31 dicembre del 2012, hanno la possibilità di detrarre il 50% delle spese sostenute. Il tetto massimo dei lavori su cui calcolare la detrazione è di 96 mila euro e quindi il bonus non potrà superare i 48 mila euro recuperabili in 10 anni: 4.800 euro all’anno. Da ricordare che la scadenza dell’agevolazione è il 30 giugno del 2013 (i lavori pagati tra il primo gennaio e il 30 giugno 2013 saranno scaricabili nella denuncia dei redditi del prossimo anno) e che conta la data del pagamento effettuato con bonifico (dovrà risultare: la causale del pagamento, il codice fiscale del beneficiario della detrazione e la partita Iva o il codice fiscale dell’artigiano o dell’impresa). Poi, a meno di auspicabili proroghe, si tornerà ai vecchi parametri: bonus del 36% e tetto massimo di spesa ridotto a 48 mila euro. Ecco, considerando per la nostra famiglia lavori di ristrutturazione da 20 mila euro, ci ritroveremmo a risparmiare altri mille euro. Risparmi energetici La riqualificazione energetica dell’immobile prevede, invece, uno sconto fiscale del 55% della spesa, mentre il tetto massimo su cui applicare lo sconto dipende dal tipo di intervento: 181.818 (lo sconto del 55% è dunque di 100.000 euro in 10 anni) per la riqualificazione energetica di edifici esistenti; 109.091 (la detrazione del 55% è pari a 60.000 euro in 10 anni) per la sostituzione di finestre, la coibentazione di pareti e coperture, l’istallazione di pannelli solari per la produzione di acqua calda; 54.545 euro (il bonus del 55% è di 30.000 euro) per la sostituzione della caldaia. Nel caso si intenda utilizzare la detrazione al 55% è necessaria però la trasmissione telematica all’Enea della documentazione tecnica. La «pacchia» però sta per finire. Le regole di cui sopra, infatti, saranno valide fino al 30 giugno del 2013. Poi si ridurranno aliquote, al 36%, e spesa massima, 48 mila euro, esattamente come i bonus per le ristrutturazioni edlizie. Le spese sanitarie Così come un capitolo a parte meritano le spese mediche che prevedono una quota indetraibile di 129,11 euro, ma nessun tetto allo sconto del 19%. Un esempio: se in un anno ho versato 3 mila euro al mio dentista, comprato 500 euro di medicinali e «investito» 800 in visite specialistiche, non mi resterà che fare la somma (4.300 euro) sottrarre i 129,11 euro della franchigia e calcolare il 19%. E mi ritroverò in tasca circa 800 euro. Come visto dall’esempio, nel mio 730 potrò inserire tanto le spese mediche specialistiche (interventi chirurgici, analisi cliniche, esami, ricerche e protesi sanitarie) che quelle cosiddette generiche. Tra queste trovano spazio anche le cure di medicina omeopatica, le spese di ricovero di un anziano (ad eccezione delle rette di degenza), le cure termali effettuate in base a prescrizione che ne attesti la necessità e quelle per le visite mediche necessarie all’abilitazione all’attività sportiva o al rinnovo della patente di guida. Le altre voci Come detto, l’elenco degli sconti fiscali previsti dal legislatore è sterminato. E nella mappa disegnata dalla tabella che troviamo sopra ci sono tante voci che comunque interessano un gran numero di famiglie. Sono detraibili, per esempio, al 19%, con un di limite di 210 euro, le spese per l’attività sportiva dei ragazzi e quelle sostenute per l’iscrizione e la frequenza di corsi di istruzione secondaria e universitaria, così come il costo d’iscrizione ai corsi di dottorato di ricerca o di specializzazione e ai master universitari (il limite massimo fa riferimento all’equivalente corso frequentato presso un istituto statale). Da non dimenticare, inoltre, le agevolazioni per i versamenti dei contributi Inps, sui fondi pensioni, sull’assegno al coniuge e sui contributi alle colf. Solo che in questo caso non si agisce sull’imposta ma sul reddito imponibile. In gergo tecnico si parla di deduzioni. Le deduzioni Nel campo previdenziale, per esempio, i contributi volontari (che versiamo per andare in pensione o per riscattare la laurea) sono interamente deducibili e quindi equiparati a quelli obbligatori. Si tratta di un bel vantaggio. Mentre quelli versati alle forme pensionistiche complementari sono scontabili dall’imponibile per un importo non superiore a 5.164,57 euro. Di cosa parliamo? Dei fondi pensione, chiusi e aperti, e dei Pip (i piani pensionistici individuali). Risparmiamo, infine, qualcosa anche sulla Rc auto. Va dedotto dal reddito il contributo al servizio sanitario nazionale pagato dagli automobilisti insieme alla polizza, nella misura del 6,5% dei premi corrisposti (con una franchigia, la novità è di quest’anno, di 40 euro). E soprattutto sui contributi versati all’Inps per i collaboratori domestici (colf, baby sitter e badanti) nel limite massimo di 1.549,37 euro. Attenzione però: si scarica dall'Irpef solo la quota a carico del datore di lavoro e non anche quella a carico della colf (anche se il datore di lavoro, per una forma di cortesia verso la colf, ha pagato a proprio carico l'intero contributo).