La riforma della Rai
Schiaffo di Cairo alla Rai (e a Renzi). Canone in bolletta, la frase terremoto
Non è solito a sbilanciarsi più di tanto l'imprenditore Urbano Cairo, ma davanti all'ultima riforma della Rai voluta dal governo di Matteo Renzi non riesce proprio a trattenersi: "È scandalosa - ha tuonato a Italia Oggi - Viviamo in un mercato che da otto anni vede solo vacche magre, in cui la tv ha perso il 33% della raccolta pubblicitaria, la stampa il 60%. E in cui - ha aggiunto - dal 2011, Rai pubblicità fa una politica di dumping sulle tariffe pubblicitarie, buttando a terra il costo per 'gross rating point' (cioè il costo contratto) che da noi è la metà rispetto alla Germania". Cairo è anche editore di La7 con la Cairo communication, oltre che concessionario della pubblicità, il settore televisivo ormai lo conosce bene e sa quanto danno potrà fare, per esempio, l'introduzione del canone in bolletta: "Il governo vara una riforma della Rai , invece di pensare a tutto il sistema televisivo. E, grazie al canone in boletta, concede all'operatore Rai altri 300 milioni di euro all'anno. Ora la Rai arriverà a incassare 2 miliardi di euro all'anno di finanziamento pubblico. E in questo modo si danneggiano i competitor e tutti i settori editoriali, dalla tv alla stampa, la radio, ecc...". Rivoluzione - Mentre in Inghilterra si discute pubblicamente da due anni del rinnovo del contratto per il servizio pubblico, mettendo in discussione anche la monumentale Bbc, in Italia secondo Cairo neanche se ne discute, perché è la Rai a dettare legge, non il governo e il parlamento: "Allora io mi domando: perché il Tg1 è servizio pubblico e il Tg di Mentana no? Perché la Gruber non fa servizio pubblico e la Annunziata sì? Perché DiMartedì no e Ballarò sì? O Crozza no e Santemo e Panariello sì? A questo punto si deve fare una gara aperta, senza assegnazioni automatiche sempre e solo alla Rai".